lunedì 21 agosto 2023

E se dopo aver toccato i fili elettrici poi non si muore?


Si parla del libro Il mondo al contrario del generale Roberto Vannacci, diventato un caso letterario, soprattutto per i molti tentativi di censura che ha ricevuto.

 Dico la verità, prima di leggere il libro pensavo che il generale Vannacci avesse voluto provare, come nella canzone di Battisti, a "guidare come un pazzo a fari spenti nella notte [e contromano], per vedere se è poi così difficile morire". 

Dalle anticipazioni giornalistiche del pensiero unico dominante mi aspettavo un testo alla Mein Kampf, ma non si vede l'ombra di nessun Fuher. Come è stato già fatto rilevare, nel libro non c'è niente di offensivo. Non c'è incitamento all'odio verso gli omosessuali o altre categorie sociali, niente razzismo, nessuna odiosa teoria di suprematismo di qualcuno su qualcun altro. Perlopiù si rileva solo buonsenso, il semplice buonsenso che si esprime nelle conversazioni private e non certo in pubblico (non di questi tempi). Il libro è scritto in maniera corretta, seppur non "politicamente" corretta. C'è l'elogio della costituzione, l'elogio del tenore di vita, dei diritti e della cultura sviluppati nel nostro paese, l'apprezzamento di una visione scientifica che deve guidare la società. E ci sono numeri, tanti numeri. Perché i numeri, a giudizio dell'autore (e nel mio piccolo anche mio) sono spesso più importanti delle teorie pseudo sociologiche tirate per i capelli. 

Dico ancora la verità, l'inizio del libro sul "Buonsenso" e "L'ambientalismo" sembrava quasi scritto da un Piero Angela meno piacione e più sferzante. Certo Vannacci scrive cose come "frignare" (riferito a quelli che lui chiama gli esponenti del mondo Sottosopra), "idiozia" (su una delle tante teorie del Sottosopra), "batacchio" (riferito alla protuberanza inguinale che uno studente trans esporrebbe alla vista altrui servendosi del bagno delle ragazze come vorrebbero alcune proposte del Sottosopra).

mercoledì 26 giugno 2019

Si finge Leo Messi e fa sesso con 23 donne: riflessioni sull'essere sexy


La notizia è su tutti i giornali: Un giovane iraniano, Reza Parastesh, molto somigliante al calciatore Messi, è stato denunciato perché avrebbe avuto rapporti sessuali con ben 23 donne spacciandosi per il vero Leo Messi. Cerchiamo di farla breve, questo personaggio non avrebbe usato alcuna violenza e le donne avrebbero fatto sesso con lui per libera scelta. Non si capisce il motivo delle denunce di cui parlerebbero i giornali. Reza e Leo Messi sono praticamente uguali, stessa faccia, stessa barba, stesso sguardo, stesso fisico, stesso taglio di capelli e portamento, pare che parlino anche in modo simile. A quanto ne sappiamo il nostro amico Reza potrebbe essere anche più intelligente e colto del vero Leo Messi (non che ci voglia molto a esserlo) e risultare perfino più talentuoso in tema di sesso . Quindi la domanda è: perché 23 (o anche 230 o 2300) donne potrebbero voler copulare col Messi 1 (quello vero) e si ritengono invece imbrogliate se fanno sesso col Messi 2 (il nostro amico iraniano identico al calciatore e forse persino più affascinante e brillante)? Cos’è che trovano eccitante le donne (queste 23, ma potrebbero essere anche 230 o 2300 e via a seguire in multipli di dieci)? I molti soldi del vero Leo Messi? La sua fama mondiale che chiaramente si traduce in potere? La sua posizione di leader sociale (anche se di un gruppo particolare come il calcio)?
Domanda finale: uno dei due personaggi rappresentati nella foto è considerato sexy e l'altro no dalle donne o almeno da molte di esse. Qualcuno sa dire chi e perché?

giovedì 20 giugno 2019

La bufala del calcio femminile


Da qualche giorno ci bombardano con questa boiata del calcio femminile. I giornali sono pieni di titoli sulla nazionale femminile di calcio impegnata nei mondiali. Le cronache non fanno che ripetere le imprese della suddetta squadra donnesca, in televisione si trasmettono le partite in prime serata con alti indici di ascolto. I belle e brave si sprecano. Belle? No, brave. Brave? Certo, ma anche belle. Insomma, pare che il calcio in gonnella, cioè in pantaloncini, debba quasi sostituire a breve quello classico praticato da giovanotti tatuati e palestrati. È veramente così o si tratta dell’ennesima bufala orchestrata dai mezzi di informazione, dall’estate che si preannuncia torrida e dal conformismo sociale, ora rafforzato anche da quella macchina massificatrice che è internet? È vera senza dubbio la seconda che ho detto. A nessuno, o a pochi, frega niente del calcio femminile e dopo questa breve parentesi modaiola le cose torneranno come sono sempre state.

mercoledì 28 febbraio 2018

Neve del kaiser



Basta con questa neve del kaiser, basta con queste caramellose immagini di Roma e Napoli addolcite sotto il bel manto candido e tutti che ridono come se fosse Natale, anche spacciatori, camorristi e adepti di Mafia Capitale, anche baby killer di Scampia, baby gangster della Magliana e baby stronzi di Forcella, basta con questi reportage televisivi con i giornalisti affannati che descrivono il freddo, ma poi, perché mai hanno l’affanno mentre parlano? hanno sempre parlato con voce ferma anche salendo le scale a due a due e ora sbuffano come pazzi se un fiocco bianco li sfiora, non sarà che i valorosi reporter staranno pensando: mi pagano a peso d’oro per descrivere il nulla, per intervistare qualche viandante più cazzone che nullafacente che spara puttanate sul freddo da sotto un colbacco stile Danko a Gorky Park,

domenica 4 febbraio 2018

Camminare

Un tir rovesciato a lato della strada con le ruote che puntavano verso il cielo, sembrava il cadavere di un essere che era stato vivente. La cabina di guida vuota, eccetto alcune ossa intorno a un cranio umano. Una mano scheletrica reggeva ancora il grosso volante anche se il resto del braccio era scomparso. Tutt’intorno al tir, automobili arrugginite con i cofani sfondati e i finestrini ciechi da cui spuntava qualche pezzo di vetro appuntito. Cartacce dovunque, concentrate per qualche motivo al centro della strada. Più avanti i resti di alcune bandiere bruciate e un gommone da mare bucato fornito di motore e barra di navigazione.
L’uomo camminava lento sulla larga strada cittadina quasi senza fare caso allo sfacelo che lo circondava. Lo zaino oscillava alle sue spalle, le scarpe scricchiolavano sull’asfalto e di tanto in tanto prendevano a calci, senza motivo, o forse per generare un acciottolio familiare che interrompesse il nulla, qualche sasso che incontravano sul loro percorso. L’uomo guardava e camminava.

domenica 28 gennaio 2018

Preghiera di un dio depresso


È seduto due file davanti a me nel vagone della metropolitana e guarda una vecchia dall’aria malata come se si aspettasse o meglio desiderasse che morisse da un momento all’altro. È inquietante l’avidità con cui fissa la vecchia come se volesse evocarne la morte. Muori, muori, dicono i suoi occhi cattivi, muori ora, fammi questo favore. Eppure nessuno degli altri viaggiatori sembra fare caso a quello strano passeggero. Come è fatto? Niente di che. Uno qualunque. È vestito come uno dei mille pendolari cittadini. Potrebbe avere qualsiasi età da trenta a cinquanta. Ha una cineseria di borsello a tracolla e a volte si infila un paio di scadenti cuffie musicali probabilmente sgraffignate a qualche Black Friday. Se ne sta sempre sulle sue. Non parla e non sorride mai. Cioè non sorride mai tranne quando si trova vicino a qualcuno che sta per morire. Come la vecchia che osserva.
Vorrei alzarmi in piedi e denunciarlo. Vorrei dire che in questo vagone della metropolitana si nasconde un mostro. Magari un serial killer. Uno che forse ha ucciso decine di persone. Non ne ho il coraggio. Non ho prove e nessuno crederebbe a una storia tanto assurda. Non posso fare niente, ma nemmeno lui può fare niente, perché non può certo uccidere l’anziana passeggera in pieno orario di punta serale.

mercoledì 24 gennaio 2018

Ritorno a casa



Diversi anni fa, doveva essere addirittura il 2006, volevo abbandonare il blog. Non mi ricordo perché, o forse lo ricordo ma non lo voglio dire. Mi sembrava come abbandonare casa e andarmene a vivere chissà dove perché il blog aveva rappresentato una parte importante della mia vita. Poi mi venne in mente una scena dal romanzo di fantascienza che preferivo da ragazzo, L’invasione degli ultracorpi (in realtà si chiamava così il film tratto dalla storia, il romanzo aveva un titolo molto più fiacco).  Dunque ci sono questi organismi alieni caduti sulla terra che cercano di conquistare il mondo sostituendosi agli uomini (riproducendoli in ogni particolare). Ecco che gli alieni diventano poliziotti, dottori, massaie, commercianti. A un tratto il protagonista del romanzo, il dottor Miles Bennell, riesce a fuggire dalla cittadina californiana di Santa Mira con alcuni compagni. La fuga è stata rocambolesca, rischiosa, gli ultracorpi hanno ormai assunto il controllo di vaste zone di quel pezzo della California. A questo punto i fuggitivi, fuori pericolo in un motel non infestato da alieni, si guardano e quasi senza parlare decidono di tornare indietro. La loro vita è dove sono sempre vissuti, dove hanno ricordi e affetti, e se c’è un pericolo da affrontare lo faranno. Ricordo le parole che disse l’amico di Miles quando questi avanzò qualche cauto dubbio su quella scelta: “Perché avevi forse pensato di farti crescere la barba, prendere un altro nome e cominciare una nuova vita altrove?”.
Forse anch’io avevo pensato di ricominciare da qualche parte nascondendomi sotto qualche specie di barba finta, ma poi ci ho ripensato. Dunque si torna a casa, si torna al blog. Non so cosa scriverò o se riuscirò a conservare la vena sbarazzina che avevo in alcuni dei miei post vecchi. Be’, se ce l’avrò bene, altrimenti se ne farà a meno. L’importante è che si torna a casa. Un sorriso a tutti quelli che si trovino a passare di qui, casualmente o meno.

venerdì 20 maggio 2016

Paolini il disturbatore vince la retorica sulla morte di Pannella



Non avrei mai pensato di dover ringraziare per qualcosa Gabriele Paolini, il noto disturbatore televisivo, ma è successo ieri guardando i telegiornali. Vediamo i protagonisti della questione. Prima di tutto c’è Paolini, il tizio che di solito si fa riprendere durante i telegiornali importunando le dirette degli inviati, che qualche volta si arrabbiano e lo pestano pure (vedi il caso del compianto Paolo Frajese). Poi c’è la morte di Marco Pannella e i fiumi, gli oceani di retorica e pompose frasi fatte che l’hanno accompagnata sui mass media. Naturalmente nessuno si meraviglia dei panegirici osannanti: morto un re se ne fa un altro e morto un santo religioso se ne fa uno laico. In realtà dovrei aggiungere che oltre a Paolini ieri, nelle dirette dei telegiornali, c’era un terzo personaggio, una specie di suo adepto, un tizio più bello, più alto, più biondo, che come Paolini cercava di entrare con ogni mezzo nelle inquadrature televisive delle interviste sull’illustre estinto. Vediamo come si sono svolti i fatti.