mercoledì 15 marzo 2006

Questo è il mio cadavere e questa la mia storia


Ecco l’articolo che scrissi per la signora della chat sul regista Billy Wilder. Specificai che avrei parlato solo del cinema di epoca classica, cioè il periodo che per me arriva fino agli inizi degli anni Sessanta. Citerò solo i film che ho visto e che ricordo, sono quelli visti quando la Rai era in bianco e nero o lo era il mio televisore.

Un nota introduttiva per riportare alla mente come venivano proiettati i film in tivvù parecchi anni fa. Dunque, ho già detto altrove della penuria assoluta di programmazione cinematografica nel palinsesto televisivo monopolista. Due o tre film a settimana quando andava bene, tra cui non più di uno realmente appassionante (e qui per film appassionanti si intendono pellicole alla Mezzogiorno di fuoco o alla Il mistero del falco). Inoltre, prima della sospirata visione dovevi sorbirti almeno un quarto d’ora di ciance pompose dette da un critico cinematografico rigorosamente in giacca e cravatta e gamba accavallata in poltrona mostrante calzino grigio classico e scarpa nera ugualmente classica. Gli indesiderati commentatori rispondevano ai nomi di Gianluigi Rondi, Claudio G. Fava e Callisto Cosulich e avevano la caratteristica comune di suscitare milioni di accorate suppliche al Creatore affinché si togliessero dai coglioni al più presto. Le suppliche non venivano mai esaudite. Ma le performance soporifere dei critici avevano almeno l’effetto di acuire in maniera inaudita il tuo desiderio (meglio, la tua bramosia) di cinema, di modo che quando lo spettacolo iniziava eri risoluto come non mai a recitare in prima persona accanto a gente come James Stewart o Katharine Hepburn. Forse molti di noi devono il grande amore che ancora oggi li lega al cinema alle migliaia di bestemmie che hanno mitragliato contro i saccenti critici della Rai.

Iniziamo in ordine cronologico. Il primo film che ricordo è Frutto probito del 42. Ginger Rogers (una volta tanto non balla), rimasta senza soldi, si traveste da minorenne, facendosi aiutare dal baldo ufficiale Ray Milland che chiaramente si innamora di lei. Non ricordo molto di questa storia, c'erano bei dialoghi e situazioni spumeggianti, però Ginger Rogers era una donna così matura e provocante che proprio non ci riusciva a passare per adolescente.

Il secondo film è un'opera mitica, La fiamma del peccato, 1944, una di quelle storie che mi facevano impazzire. Formidabile inizio con Fred MacMurray (qualcuno lo ricorderà, l'ufficiale fellone che ha paura di denunciare alla corte marziale Bogart in Gli ammutinati del Caine) colpito a morte che spiega la sua storia a un registratore. MacMurray è un assicuratore amante e complice in un delitto della dark lady Barbara Stanwyck. Edward G. Robinson (provate a dire, o quarantenni, che non sapete chi è) è un suo collega dalla diabolica intelligenza che lo smaschera. Atmosfere noir doc, sensualità a non finire (celebre il braccialetto che la Stanwyck indossava a una caviglia), forse mancava un po' di amore, per i miei gusti.

Giorni perduti del 45. La storia dell'alcolista Ray Milland. Film bellissimo e moderno, premiato con quattro Oscar, tra cui miglior film e regia. Visto di recente non sembra invecchiato di un giorno, consigliato vivamente a chi se l’è lasciato scappare. Scandalo internazionale, 1948. Nel 1946 una commissione del Parlamento americano arriva a Berlino per un'inchiesta sulla fraternizzazione tra americani vincitori e tedeschi sconfitti. Sferzante commedia in cui il cinico Billy Wilder se la ride alla grande del puritanesimo yankee alle prese con la Germania in rovina. La cosa più bella del film è il duetto tra l'ingenua Jean Arthur, moglie puritana di un senatore, e Marlene Dietrich, disincantata ex maggiorente del regime nazista che si industria con tutte le sue arti femminili per sopravvivere alla fame e alla rovina morale degli sconfitti. La Dietrich canta una delle sue roche e sensuali canzoni (“Black Market”) in un locale frequentato da truppe americane: donna magnifica.

Di Viale del tramonto, anno 1950, s’è detto tutto e il contrario di tutto. Film grandissimo e bellissimo come pochi. William Holden è uno sceneggiatore in difficoltà professionale. Accetta di rivedere un orribile copione che gli propone Gloria Swanson, vecchia diva del muto che sogna un clamoroso ritorno al successo. La diva proietta di continuo suoi vecchi film, i suoi ospiti sono mummie sopravvissute del muto (c’è anche Buster Keaton). Per un po’ Holden accetta l’ambiguo rapporto con la ricchissima e palesemente pazza diva (che implica anche la condizione di mantenuto della stessa). Infine cerca di lasciarla, ma la Swanson gli spara mentre sta andandosene. L’uomo cade nella piscina della villa, simbolo delle cose che aveva tanto desiderato. Posso ribadire l'emozione che provai all'attacco della voce fuori campo di William Holden, che faceva all'incirca: “Questo nella piscina è il mio cadavere e questa è la mia storia”. Nove nomination all'Oscar. Aggiungerò che Wilder ci godeva un mondo nel far interpretare i suoi personaggi morbosi ad attori che avevano gli stessi difetti. Gloria Swanson (la sua parte fu rifiutata da Mae West e da un'infinità di dive del passato) era davvero la diva retrò e pacchiana che interpretava. Erich von Stroheim (vero ex marito della Swanson) aveva sul serio certe tendenze viziose (suo il suggerimento di farsi riprendere mentre lavava la biancheria intima della sua datrice di lavoro ed ex moglie). E infine in origine il ruolo di William Holden doveva essere ricoperto da Montgomery Clift, attore che viveva con una cantante che aveva più del doppio dei suoi anni.

L'asso nella manica del 1951. Un film che mi fece stare talmente male che non lo rivedrò mai più. Il giornalista Kirk Douglas in cerca di scoop trova un uomo prigioniero in una miniera. Per scrivere i suoi articoli in esclusiva prolunga la permanenza dell'uomo sotto terra finché questi muore. Non scorderò mai la scena in cui Douglas, preso dai rimorsi per la sua condotta, ingiunge di sloggiare alla fiera da luna-park sorta sulle disgrazie del prigioniero della miniera. Film bello e amaro, ne starò sempre alla larga. Ora verrebbero Stalag 17 e Sabrina, anni 53 e 54. Di Sabrina sappiamo tutto o quasi dato che si proietta ancor oggi. Forse non è un capolavoro, ma l’eleganza con cui Audrey Hepburn si muove sullo schermo vale da sola la visione del film. Mentre l’altro film è un racconto ambientato in un campo di prigionia nazista, una delle più belle pellicole in assoluto ambientate in quel contesto. C'è una spia tra i prigionieri americani, la si scoprirà solo dopo colpi di scena ed emozioni a ripetizione. Oscar a William Holden.

In questo articolo ci sarà solo il tempo di parlare dell'Appartamento, film del 60. Jack Lemmon è C. C. Baxter, impiegato che fa carriera prestando l’appartamento ai suoi superiori in vena di scappatelle matrimoniali. Si rifiuterà quando l'appartamento dovrà essere usato per sedurre la donna di cui è innamorato, l'ascensorista Shirley McLaine. Uno dei film in assoluto che mi piace di più di Wilder. Fantasticavo follemente sulla McLaine, ero ipnotizzato dai suoi capelli cortissimi e dal suo collo slanciato, da quella sua figura così moderna. La scena che più mi ha colpito? Quella in cui Jack Lemmon obbliga a camminare per il suo appartamento la sua amata ascensorista, vittima del tubetto di tranquillanti che lei ha ingerito per una delusione amorosa (c'entrava il solito Fred MacMurray, qui nella parte di un dirigente codardo e cinico, doveva essere abbonato a un certo tipo di ruoli). Splendido film. Romantico e graffiante.
Spassose le scene in cui i vicini di casa di Lemmon lo credono un casanova impenitente a causa delle baldorie amorose provenienti dal suo appartamento. Belle le battute con cui il dottore della porta accanto gli chiede di donare il suo corpo all'università in cui lavora (il dottore stima che Lemmon abbia una media di tre o quattro ragazze per notte, e si chiede da dove prenda tutte quelle energie il suo vicino di casa). Bello quasi tutto. Bello il punto in cui un Lemmon ubriaco e deluso rimorchia una prostituta ubriaca e delusa come lui, ma non può consumare il rapporto a causa dell'ennesimo dirigente aziendale che ha necessità di usare casa sua. Bello il modo con cui Lemmon si accolla la parte di impietoso sciupafemmine per difendere l'onorabilità della McLaine, bella la festa di fine anno e i vagabondaggi notturni del nostro eroe quando l'appartamento è occupato. E' uno dei film che più mi ha fatto sognare.

Continuerò a parlare dei film del mio regista preferito in un’altra puntata.

1 commento:

  1. Interessante. Aspetto il seguito. complimenti.
    postato da tiziano il 15/03/2006 18:34

    La foto rappresenta 'un petto di donna, con il simbolo 'A' di anarchia sul lato sinistro, dove vi è il cuore...' :) ricambio il bacio
    postato da frakkola il 15/03/2006 18:35

    Mi hai portato in un momento a rivedere quasi tutti questi film! bè qualcuno proprio non lo rammento, ma ci sono dei capolavori assoluti! E si, l'Appartamento è spassosissimo e i due attori sono fenomenali! Scene indimenticabili....
    postato da grisù il 15/03/2006 18:54

    Devo confessare la mia ignoranza, dei film che hai citato ne ho visti davvero pochi. Ho sempre avuto un po' di timore verso il periodo 40-60, a parte i classici imperdibili tipo Casablanca, John Ford e con lui il western pre-spaghetti, gli ultimi fratelli Marx e i primi accenni di fantascienza anche trash (tipo La cosa venuta dall'altro mondo, o L'uomo dagli occhi a raggi X). Per le cose più... impegnate ho sempre avuto una specie di sacro terrore di assistere ad un polpettone neorealista (pur sapendo che la cosa è totalmente immotivata). Eppure ho affrontato con successo la Corazzata Potemkin nonostante la triste nomea, non dovrebbe spaventarmi più nulla :)
    postato da Colui che vede Oltre il 15/03/2006 18:59

    Da me è in corso un dibattito. Vuoi partecipare?
    postato da 666&C il 15/03/2006 19:31

    Titolo...? "Nessun dolore"! E questa... ? "Hai ragione sai io non sarò mai come vuoi, guarda c'è un bel film se facciamo in tempo ci andrei. Dustin Hoffman, Al Pacino, la Dunaway, entriamo c'è anche lei, c'è posto siedi, io resto in piedi! Guarda lei, è proprio come ti vorrei, guarda lei, lo ama e non si lamenta mai, in fondo lui assomiglia a me. Perché non mi capisci dimmelo perché..." Ciao
    postato da filo rosso il 15/03/2006 19:38

    allora:di frutto proibito conservo una copia in vhs, molto piacevole e rasserenante come film. viale del tramonto è indubbiamente un capolavoro, ma mi mette angoscia. me ne ha messa dalla prima volta che l'ho visto e credo di aver capito perchè: perchè per il protagonista non c'è scampo. ed io amo l'happy end. l'appartamento così così. billy wilder non è, si sarà capito, il regista che mi piace di più. Io ho amato molto George Cukor e Vincente Minnelli. Anche David Lean, a pensarci. e stra-adoro gian luigi rondi.anche io da bimba non vedevo l'ora che si levasse dai coglioni, ma è un grandissimo giornalista. Issimo. certi termini che ha coniato tipo: inciampo, i fuochi degli occhi, eccetera, li ho stampati nella mente. lo chiamo maestro.
    postato da adipi il 15/03/2006 20:43

    Grazie della visita, penultimo, i tuoi commenti sono sempre molto acuti e spesso mi ci rifletto. E grazie anche di questa cavalcata nella "prateria dei ricordi": anche per me alcuni di quei film di quel periodo sono rimasti impressi nella memoria in modo indelebile. Forse anche perchè li ho assorbiti come una spugna in un periodo della mia vita (la preadolescenza) nel quale si forma l'ossatura della propria personalità. Ed è per questo che restano associati indelebilmente ad un "sapore" unico che solo il ricordo di quell'età può dare. E proprio per questo nessun film odierno, per quanto bello e infinitamente meglio fatto, potrà suscitarmi quelle emozioni. Le emozioni del tempo che fu. Ricordo come uno dei momenti più belli della mia vita le serate passate a vedere il ciclo dell "Uomo ombra" (ricorderai..): ero appena laureato, sedevo accanto a mia madre e alla mia prima moglie, le 2 donne (allora) per me più importanti, avevo tutta la vita davanti a me, una famiglia da costruire, una carriera da percorrere..nessun film oggi mi potrà mai rendere le stesse sensazioni. Un caro saluto.
    postato da luca il 15/03/2006 20:47

    per Colui che vede oltre Se hai visto La corazzata Potemkin niente ti può spaventare. I film che ho citato sono di qualità superiore. Mi guardo in giro e non vedo nulla di paragonabile, se non pochi esempi (anche se per fare un corretto paragone con i film di Wilder, che rappresentava il meglio della sua epoca, bisognerebbe prendere il meglio di quella attuale). Ciò che più ti potrebbe danneggiare nella visione è i film in questione sono fatti secondo un gusto che non c'è più (musiche, inquadrature, psicologie, soprattutto doppiaggio). Ancora peggio è la circostanza che tu non hai ricordi (piacevoli) collegati a quelle pellicole. Per te dunque rappresentano solo vecchie fotografie del passato (anche se bellissime fotografie) senza alcun significato.
    postato da penultimo il 15/03/2006 21:47

    "Viale del tramonto" angosciava pure me. Ha delle atmosfere immensamente più cupe di quelle di qualsiasi film moderno sui vampiri. Rondi lo avrei ammazzato all'epoca, anche se lui non aveva colpa. E' come se tu avessi gente che muore di sete nel deserto... e invece di dargli subito l'agognata acqua gli metti davanti un saccente beduino che disserta sulla purezza dell'aldilà. Per me, né minnelli nè Cukor (anche se più Cukor: i Cary Grant degli anni Trenta e "facciamo l'amore" con Montand e la Monroe). Chiaramente questi due bravi registi mi piacciono, ma non sono tra i miei preferiti. Sospetto fortemente che in tema cinematografico abbiamo gusti diversi, l'ho visto pure dal tuo post sulle sette cose. Tu hai, e ci mancherebbe altro, un approccio femminile. A me piaceva la mano ruvida di John Ford e di Frank Capra (le commedie di Capra non avevano mai un tocco leggero). Amavo i western classici (Stewart, Wayne e pure Glenn Ford) e anche i Cagney e i Bogart gangster. Amavo tanta di quella roba che sarebbe troppo lungo citarla qui. Hitchcock mi piaceva, ma all'epoca si trasmetteva poca roba di questo regista, anche per una questione legale che aveva bloccato parecchi titoli tra cui "La finestra sul cortile").
    postato da Per adipi il 15/03/2006 22:03

    sottoscrivo tutto quello scrivi tranne una cosa che dirò poi. Le emozioni che ci hanno dato quei film sono uniche. Il ciclo dell'Uomo Ombra mi faceva morire, inaudita la qualità dei dialoghi. Mirna Loy sofisticata come una ventina di attrici moderne che avessero riunito il loro charme in un solo corpo, William Powell brillantissimo e nonchalante allo stesso tempo. La cosa che non sottoscrivo è l'"infinitamente meglio fatto" riferito ai film moderni. Non sono uno di quelli che dicono che vecchio è meglio che nuovo. Ma mi spieghi dove sarebbe tutta questa superiorità qualitativa di certi caciaroni film moderni rispetto a quelli classici? :-)
    postato da per luca il 15/03/2006 22:18

    Belli i tuoi film, ma io adoro anche questo, non per dialoghi, trama, per i colori adoro i film anche per l'armonia dei colori. Ricordi questo?? "Amore mio ti sto aspettando. Quanto è lungo un giorno al buio o una settimana. Il fuoco è spento ormai e io sento un freddo orribile. Forse dovrei trascinarmi fuori ma poi ci sarebbe il sole. Ho paura di sprecare la luce per l'inno colorato per scrivere queste parole. Moriamo. Moriamo ricchi di amanti e di tribù di gusti che abbiamo inghiottito di corpi che abbiamo penetrato risalendoli come fiumi di paure in cui ci siamo nascosti come in questa caverna stregata senza memoria qualunquismo indifferenza mediazioni e ripensamenti. Voglio che tutto ciò resti inciso sul mio corpo siamo noi i veri paesi non le frontiere tracciate sulle mappe con i nomi di uomini potenti. Lo so che tornerai e mi porterai fuori di qui nel palazzo dei venti. Non ho mai voluto altro che camminare in un luogo simile con te, con gli amici. Una terra senza mappe. La lampada si è spenta e sto scrivendo nell'oscurità." Il paziente Inglese è bellissimo ciao rAe
    postato da rAe il 16/03/2006 00:05

    Retttifico la prima frase: Belli i tuoi film, ma io adoro anche questo, non solo per i dialoghi, non solo per la trama, ma anche per i colori. Adoro i film anche per l'armonia dei colori. grazie rAe
    postato da rAe il 16/03/2006 00:18

    molto interessante questo tuo post..mi limito a lasciarti un saluto..la mia cultura in questo ""settore"" (guarda che l'ho messo tra virgolette) lascia un pò a desiderare, ho visto qualche film, qualche titolo mi rammenta qualcosa ma non posso dare opinioni certe..posso dire che non amo molto il cinema e la tv..ma non credo sia importante..un saluto affettuoso
    postato da Aikido il 16/03/2006 00:29

    ...molti film che citi non li ho visti, ma io non faccio molto testo in proposito xchè guardo molto i film ma dimentico puntualmente i titoli! ;o)) buona giornata Giadadeldeserto
    postato da giadadeldeserto il 16/03/2006 15:59

    RispondiElimina