In questo post non si fanno classifiche di film, più o meno belli, più o meno intellettuali. In realtà in questo post non si parla neppure di film in quanto tali, ma solo di scene particolari, o meglio di sequenze, istanti cinematografici rimasti scolpiti nell'immaginario collettivo, come descritto qui, dove ho parlato pure dei criteri personalissimi usati nell'elaborare la seguente classifica.
Primo posto. Un soffio di aria calda proveniente da una griglia di aerazione solleva la gonna a Marilyn Monroe nel film di Billy Wilder Quando la moglie è in vacanza, 1955. C'è poco da dire su questa scena. E' conosciuta pure da lattanti e ciechi dalla nascita. Qualsiasi ragazzino moderno l'ha vista o meglio ha visto qualcuna delle situazioni similari ispirate allo spettacolo sublime delle sottane svolazzanti della Monroe. Hanno girato la stessa scena millanta volte in tutte le salse. Hanno utilizzato coscelunghe da sballo, stangone e watusse alte il doppio di Marilyn, perfettissime fotomodelle, pornostar, ragazze della porta accanto, trans, cis o intersessuali, femmine virtuali, fatalone fotoritoccate, secche, grasse, signore esquimesi, tuareg o isolapasquane, donne in rosso e in altri colori... ma la verità è che nessuna delle epigoni di Marilyn è mai riuscita ad avvicinarsi al miracolo erotico causato da quel soffio di aria calda che solleva le sottane più ammirate nel mondo. Come ho ricordato in Alza la gonna, Marilyn, quando la Monroe girò la celeberrima scena in questione tutta Manhattan si bloccò a causa delle decine di migliaia di curiosi accorsi sulla scena del ciak. Pare si fosse diffusa la voce che Marilyn sotto la gonna non indossasse niente e pare che quella voce fosse vera, almeno in un primo tempo.
Secondo posto. La camminata solitaria di Gary Cooper nella vana ricerca di aiuto in Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinnemann, 1952. Onore, dove sei finito? Idealismo, chi ti ha ucciso? Schivo e silenzioso eroe di un tempo, come ti avvelenarono? Il giorno del suo matrimonio, lo sceriffo Will Kane è avvisato dell'arrivo, col treno di mezzogiorno, di un bandito intenzionato a vendicarsi di lui con l'aiuto di tre scagnozzi. Kane/Cooper potrebbe eclissarsi con la giovane moglie Grace Kelly, ma non è mai fuggito in vita sua e non inizierà ora. Chiede aiuto alla cittadinanza, ma amici veri o presunti si defilano uno dopo l'altro: tutti tengono famiglia pure nel West. Filarsela davanti al pericolo? Il retto Cooper non l'ha mai fatto, né ai tempi dei Lancieri del Bengala (1935), né nella Fonte meravigliosa (1949) in cui, architetto idealista, faceva esplodere i palazzi da lui progettati e quindi involgariti a sua insaputa... né inerme e non violento quacchero nella Legge del signore (1956). La camminata del nerovestito Gary Cooper nelle polverose strade del West, accompagnata dalla memorabile canzone cantata da Tex Ritter (chi l'ha sentita una volta non la scorderà finché campa) è uno dei momenti più alti e suggestivi della cinematografia mondiale. Western anomalo che dà sul thriller sociale (niente indiani, praterie e cavalli), la storia si svolge in tempo reale e dura gli ottantasei minuti che servono a Cooper per vedere gli amici squagliarsi alla chetichella, sistemare in orizzontale i banditi venuti a farlo fuori e buttare quindi nella polvere la sua stella di sceriffo tradito. Nota finale: in Mezzogiorno di fuoco si sono viste critiche al maccartismo allora imperante in America, soprattutto per i guai politici occorsi agli sceneggiatori e allo stesso Zinnemann. A me questa storia è sempre parsa ciò che era: uno schietto film di onore e idealismo.
Terzo posto al "Francamente me ne infischio" rivolto da Clark Gable a Vivien Leight nel finale di Via col Vento, 1939. Anche questa scena è universalmente nota. Come ho detto in un mio recente commento, Via col vento può piacere o non piacere, ma è l'essenza stessa del cinema, la grandiosità delle scene di massa, l'amore, la vita, la morte, la caduta e il domani è un altro giorno. Tuttora penso che sia il film che meglio rappresenti, nel bene e nel male, il cinema. Negli anni Settanta questo film si trasmetteva ancora nei cinema di prima visione, in Russia si è proiettato nelle sale fino allo scadere del secolo. Due aneddoti sulla grandiosità della pellicola. A chi gli chiedeva perché sprecare soldi per le sottovesti di attrici e comparse quando nessuno si sarebbe accorto di niente, lo spendaccione produttore Selznick rispondeva "Se ne accorgerà chi le indossa". Un politico del Sud, guardando il numero delle comparse dell'esercito secessionista, dichiarò: "Se avessimo avuto tanti soldati avremmo vinto la guerra".
In breve gli altri titoli della mia top ten di istantanee cinematografiche.
4. Casablanca, 1942, di Michael Curtiz. Scena finale. Humprey Bogart dice a Ingrid Bergman di partire in aereo senza di lui, rinunciando all'amore per senso del dovere (siamo in piena guerra mondiale).
5. 2001 odissea nello spazio, 1968 di Stanley Kubrick. L'astronauta sopravvissuto al tentativo di omicidio del sofisticato computer Hal 9000 (così sofisticato da ricorrere all'omicidio per autoconservarsi) lo disattiva, mentre il computer inventa scuse molto umane per impedire lo spegnimento della sua mente artificiale.
6. Il gigante, 1956, di George Stevens. La scena di James Dean con cappello country e stivaloni western seduto a piedi spaparanzati su una staccionata. Questa immagine è immortalata su poster presenti nelle camere di adolescenti di ogni epoca, perché Dean ha dimostrato di essere un mito giovanile resistente all'assalto del tempo.
7. Il padrino, 1972 di Francis Ford Coppola. Il produttore cinematografico Woltz si risveglia nella sua villa hollywoodiana in compagnia della testa insanguinata del suo amatissimo purosangue Karthoum. Il messaggio di don Vito Corleone è chiaro: possiamo ucciderti come e quando vogliamo.
8. Il laureato, 1967, di Mike Nichols. Dustin Hoffman piomba nella chiesa dove si sta sposando Katharine Ross e la rapisce con tutto l'abito nuziale. Minaccia i parenti serpenti di lei (tra cui la nota Mrs. Robinson) con un crocifisso gigante.
9. Cantando sotto la pioggia, 1952, di Stanley Donen. Gene Kelly, innamorato, prende a calci le pozzanghere. Ha l'ombrello aperto, ma quasi mai lo usa per ripararsi dalla pioggia battente.
10. Viale del Tramonto, 1950, di Billy Wilder. La scena iniziale in cui la voce fuori campo del morto William Holden dice grossomodo: "Quello che galleggia nella piscina è il mio cadavere e questa è la mia storia".