mercoledì 26 dicembre 2007

Cruciblogger 3

A più di un anno dalla seconda edizione, ecco il terzo cruciverba dei blogger. Vi lascio lo schema con le definizioni (quelle che riguardano blogger sono in corsivo) che potete divertirvi a risolvere. Da domani sarò assente per qualche giorno: al mio ritorno pubblicherò lo schema risolto. Il mio cruciverba contiene 23 nick di blogger più un personaggio comparso alcune volte nei miei post, per un totale di 24 termini da blog. E' ovvio che in un cruciverba ci si può infilare solo un numero limitato di nomi. Sono stati tralasciati i blogger già inseriti in miei precedenti schemi di parole crociate; gli esclusi sono dovuti solo a miei limiti intellettuali.

Buon divertimento e ci risentiamo presto, lasciate pure un segno del vostro passaggio in questa casa virtuale. :-)

Orizzontali. 1. Aspira a diventare Lady come in una canzone di Roberto Carlos. 5. E' per metà strega. 10. L''Inenarrabile. 11. Carattere romantico, ma non chiamatela Verdana. 12. La penna più veloce e appuntita del West virtuale (iniz.). 13. Banca Commerciale Romana. 15. Utile per volare. 16. Esercito Italiano. 17. Saaaaancheeezzzz!!! Yeaaahhhh!!! (musa della tenzone virtuale). 19. Dentro. 20. Storpia? Giammai. 22. Congiunzione negativa. 24. Lo sono i feromoni. 27. Liquidi energetici. 29. La Cat ammiratrice di fumetti Marvel. 31. C'è molto Rhythm anche senza Blues dalle sue parti. 35. Gonfia le vele del blog. 36. Scrittrice erotica adepta di Afrodite. 39. Il fiume Ems per il generale Germanico. 40. Commenti lunghissimi i suoi! 42. Senza blog, ma non senza gentilezza.

Verticali. 1. Articolo femminile. 2. Prima era Aladiah, poi è diventata Jolinne. 3. University of Nebraska at Kearney. 4. Divinità egizia. 5. Kasparov lo scacchista. 6. Andata e Ritorno. 7. Sigla di attacchi ischemici transitori. 8. Spagnola caliente olé! 9. Zivojinovic. 13. Sergio attento osservatore del blog. 14. E levati l'ombrellino - e l'ombrellino ‘gnor no ‘gnor no. 16. Suprema del blog. 17. Antico strumento a corde. 18. Gloria che si augura gloria letteraria. 21. National Australian Bank. 23. Con Eller nella più significativa opera di Kirkegaard. 25. Lo è di Saturno. 26. Ci si va quando si è sfasati. 28. Credeva nell'amore a prima vista. 30. Complimento. 32. Punk giovane blogger assente da un po'. 33. Località svizzera. 34. Città etrusca. 35. Iniziali della diva Lake. 37. Isimaro confidenziale. 38. Lega antivivisezione. 40. Stagno. 41. A te.

Altri miei cruciverba: blogger 1, blogger2, dell'amore, del ca**o.

Personaggi estremamente audaci e sprezzanti della morte enigmistica potrebbero cimentarsi con il mio mai domato supercruciverba, ma vi avverto quella è roba per intrepidi temprati a ogni avversità da parole crociate.

sabato 22 dicembre 2007

Voglio un Natale di quei Natali fatti così


Tanto per cominciare, quest'anno Natale mi piace e ho tutte le intenzioni di passare belle feste, e se a qualcuno il Natale non piace o ne vuole parlare male, se questo qualcuno attacca con la solita solfa che nelle Feste è tutta una rottura di scatole con parenti desaparecidos, noia, atmosfera consumistica degli altri (come se chi si lamenta fosse un essere sovrumano ottenuto con il meglio di Medici senza Fronterie, Gandhi, Madre Teresa e quant'altro, invece di essere un lagnoso seccatore che lastrica il blog e l'inferno con le migliori intenzioni e i peggiori comportamenti), be', se costui vuole fare geremiadi, sono affari suoi. Voglio il presepe quest'anno, l'albero di una volta, il Natale in casa Cupiello, quello del primo atto della commedia, Tommasino il Nennillo che si mangia i maccheroni scaldati avanzati che sarebbero dovuti spettare a Eduardo, si vende le scarpe dello zio e non dice nemmeno sotto tortura che il presepe del padre è bello, Natale con Totò e signori si nasce, con Jimmy Stewart e René Clair, la Freccia Nera che fischiando si scaglia e la sporca canaglia un saluto ti dà, Natale di Alan Ford in "Santa Claus story" e Bob Rock che cerca di apparire più alto e col naso meno grosso, di Tex Willer alle prese con El Diablero e della sigla notturna della Rai con le immagini delle nuvole, Natale con il cartello sulla trasmissione che sarà ripresa il più presto possibile e scusateci per questa rottura di balle dell'intermezzo televisivo con l'arpa. Natale a giocare a pallone sotto casa tre contro tre o quattro contro quattro, Natale a fare collette per comprare palloni più economici del Super Santos, a rincorrere lo zio, il vicino di casa, il passante simpatico per farti dare l'ultima moneta necessaria per l'agognato acquisto, a fare il turno di portiere ciascuno per due gol perché in questi giorni siamo tutti più buoni, a girare in strada ascoltando gli zampognari, a nascondere la paura che ti prende quando sei obbligato dai compagni a far esplodere certi petardi rumorosi e pericolosi quanto una granata vietnamita, a scrivere lettere alla Befana, per avere la pistola del West o le costruzioni della Lego o meglio ancora di quella sottomarca che costa la metà, a scambiare figurine dei calciatori quando c'era Pizzaballa in porta, a sognare la bicicletta Safari da dividere con almeno due fratelli più grandi, che di certo te la faranno usare solo dopo essere stati entrambi impallinati dalla più terribile influenza abbattutasi sul globo dal tempo della spagnola. Ad affrontare lamantini, babirussa, kriss avvelenati di thugs, con Giro Batol, Sambigliong, con Carmaux e Wan Stiller, a pescare trepang, e a illudersi di essere abbastanza grande da stringere tra le braccia Capitane dello Yucatan e Jolande figlie del Corsaro Nero, a fare il tifo per il cane Buck contro quella carogna di Spitz, a conoscere per nome come fratelli tutti i cani che trainavano una certa slitta nel Klondike, ammaliato pure tu dal richiamo della foresta. Natale di quando diventavi color peperone mentre antichi divi si baciavano in bianco e nero nei 24 pollici del tuo valoroso Telefunken, di quando eri lontano secoli dal pensare alle ragazze, perché la biondina che ti voltavi a guardare alle elementari era solo una mocciosetta carina, anche se non la scorderai più per il resto della vita. Natale del camino, del fuoco, della speranza, del mondo giovane e di questo giovanissimo padrone del mondo, dei sogni grandi quanto l'universo della Marvel.

Quest'anno Natale mi piace e non me ne vergogno.

mercoledì 19 dicembre 2007

Babbo Natale in libreria


Uno pensa, ho scritto un libro, un vero libro, e sembra pure non troppo malvagio. E' stato un lavoraccio, ma ormai è passata. Ci ho lavorato un sacco a quel romanzo, pensa uno, un tempo inenarrabile a ideare la storia, plasmare i personaggi, arricchire l'ambientazione e a scrivere dialoghi e poi a cancellarli, a spremerti le meningi per trovare un parolone trombone destinato a finire cestinato dopo due secondi, a modificare frasi e concetti e a revisionare, revisionare, revisionare ogni singola parola, a tonificare questo o quel verbo, a sostituire le tue originarie virgolette francesi con l'eleganza delle inglesi per poi scoprire che nelle bozze librarie le sopravvissute solite virgolette francesi ti spernacchiano alla grande. E' stata una faticaccia, ma ormai è andata. Ho trovato il titolo adatto, rimugina sempre quell'uno, e ho perfino prodotto, dopo secoli di astinenza dalla matita, un discreto disegno in bianco e nero da usare all'occorrenza per la copertina del romanzo. E' stata una sfacchinata da isola dei ciclopi, ma è finita, no? Ora tocca gli altri, no? Ormai sei fuori, non è vero? Ti puoi godere il riposo dei giusti osservando come gli altri ti vendono il romanzo partorito con tanto sudore della fronte e di altre parti del corpo. E' così, vero?

venerdì 14 dicembre 2007

Dieci volte cinema

In questo post non si fanno classifiche di film, più o meno belli, più o meno intellettuali. In realtà in questo post non si parla neppure di film in quanto tali, ma solo di scene particolari, o meglio di sequenze, istanti cinematografici rimasti scolpiti nell'immaginario collettivo, come descritto qui, dove ho parlato pure dei criteri personalissimi usati nell'elaborare la seguente classifica.

Primo posto. Un soffio di aria calda proveniente da una griglia di aerazione solleva la gonna a Marilyn Monroe nel film di Billy Wilder Quando la moglie è in vacanza, 1955. C'è poco da dire su questa scena. E' conosciuta pure da lattanti e ciechi dalla nascita. Qualsiasi ragazzino moderno l'ha vista o meglio ha visto qualcuna delle situazioni similari ispirate allo spettacolo sublime delle sottane svolazzanti della Monroe. Hanno girato la stessa scena millanta volte in tutte le salse. Hanno utilizzato coscelunghe da sballo, stangone e watusse alte il doppio di Marilyn, perfettissime fotomodelle, pornostar, ragazze della porta accanto, trans, cis o intersessuali, femmine virtuali, fatalone fotoritoccate, secche, grasse, signore esquimesi, tuareg o isolapasquane, donne in rosso e in altri colori... ma la verità è che nessuna delle epigoni di Marilyn è mai riuscita ad avvicinarsi al miracolo erotico causato da quel soffio di aria calda che solleva le sottane più ammirate nel mondo. Come ho ricordato in Alza la gonna, Marilyn, quando la Monroe girò la celeberrima scena in questione tutta Manhattan si bloccò a causa delle decine di migliaia di curiosi accorsi sulla scena del ciak. Pare si fosse diffusa la voce che Marilyn sotto la gonna non indossasse niente e pare che quella voce fosse vera, almeno in un primo tempo.

Secondo posto. La camminata solitaria di Gary Cooper nella vana ricerca di aiuto in Mezzogiorno di fuoco di Fred Zinnemann, 1952. Onore, dove sei finito? Idealismo, chi ti ha ucciso? Schivo e silenzioso eroe di un tempo, come ti avvelenarono? Il giorno del suo matrimonio, lo sceriffo Will Kane è avvisato dell'arrivo, col treno di mezzogiorno, di un bandito intenzionato a vendicarsi di lui con l'aiuto di tre scagnozzi. Kane/Cooper potrebbe eclissarsi con la giovane moglie Grace Kelly, ma non è mai fuggito in vita sua e non inizierà ora. Chiede aiuto alla cittadinanza, ma amici veri o presunti si defilano uno dopo l'altro: tutti tengono famiglia pure nel West. Filarsela davanti al pericolo? Il retto Cooper non l'ha mai fatto, né ai tempi dei Lancieri del Bengala (1935), né nella Fonte meravigliosa (1949) in cui, architetto idealista, faceva esplodere i palazzi da lui progettati e quindi involgariti a sua insaputa... né inerme e non violento quacchero nella Legge del signore (1956). La camminata del nerovestito Gary Cooper nelle polverose strade del West, accompagnata dalla memorabile canzone cantata da Tex Ritter (chi l'ha sentita una volta non la scorderà finché campa) è uno dei momenti più alti e suggestivi della cinematografia mondiale. Western anomalo che dà sul thriller sociale (niente indiani, praterie e cavalli), la storia si svolge in tempo reale e dura gli ottantasei minuti che servono a Cooper per vedere gli amici squagliarsi alla chetichella, sistemare in orizzontale i banditi venuti a farlo fuori e buttare quindi nella polvere la sua stella di sceriffo tradito. Nota finale: in Mezzogiorno di fuoco si sono viste critiche al maccartismo allora imperante in America, soprattutto per i guai politici occorsi agli sceneggiatori e allo stesso Zinnemann. A me questa storia è sempre parsa ciò che era: uno schietto film di onore e idealismo.

Terzo posto al "Francamente me ne infischio" rivolto da Clark Gable a Vivien Leight nel finale di Via col Vento, 1939. Anche questa scena è universalmente nota. Come ho detto in un mio recente commento, Via col vento può piacere o non piacere, ma è l'essenza stessa del cinema, la grandiosità delle scene di massa, l'amore, la vita, la morte, la caduta e il domani è un altro giorno. Tuttora penso che sia il film che meglio rappresenti, nel bene e nel male, il cinema. Negli anni Settanta questo film si trasmetteva ancora nei cinema di prima visione, in Russia si è proiettato nelle sale fino allo scadere del secolo. Due aneddoti sulla grandiosità della pellicola. A chi gli chiedeva perché sprecare soldi per le sottovesti di attrici e comparse quando nessuno si sarebbe accorto di niente, lo spendaccione produttore Selznick rispondeva "Se ne accorgerà chi le indossa". Un politico del Sud, guardando il numero delle comparse dell'esercito secessionista, dichiarò: "Se avessimo avuto tanti soldati avremmo vinto la guerra".

In breve gli altri titoli della mia top ten di istantanee cinematografiche.

4. Casablanca, 1942, di Michael Curtiz. Scena finale. Humprey Bogart dice a Ingrid Bergman di partire in aereo senza di lui, rinunciando all'amore per senso del dovere (siamo in piena guerra mondiale).

5. 2001 odissea nello spazio, 1968 di Stanley Kubrick. L'astronauta sopravvissuto al tentativo di omicidio del sofisticato computer Hal 9000 (così sofisticato da ricorrere all'omicidio per autoconservarsi) lo disattiva, mentre il computer inventa scuse molto umane per impedire lo spegnimento della sua mente artificiale.

6. Il gigante, 1956, di George Stevens. La scena di James Dean con cappello country e stivaloni western seduto a piedi spaparanzati su una staccionata. Questa immagine è immortalata su poster presenti nelle camere di adolescenti di ogni epoca, perché Dean ha dimostrato di essere un mito giovanile resistente all'assalto del tempo.

7. Il padrino, 1972 di Francis Ford Coppola. Il produttore cinematografico Woltz si risveglia nella sua villa hollywoodiana in compagnia della testa insanguinata del suo amatissimo purosangue Karthoum. Il messaggio di don Vito Corleone è chiaro: possiamo ucciderti come e quando vogliamo.

8. Il laureato, 1967, di Mike Nichols. Dustin Hoffman piomba nella chiesa dove si sta sposando Katharine Ross e la rapisce con tutto l'abito nuziale. Minaccia i parenti serpenti di lei (tra cui la nota Mrs. Robinson) con un crocifisso gigante.

9. Cantando sotto la pioggia, 1952, di Stanley Donen. Gene Kelly, innamorato, prende a calci le pozzanghere. Ha l'ombrello aperto, ma quasi mai lo usa per ripararsi dalla pioggia battente.

10. Viale del Tramonto, 1950, di Billy Wilder. La scena iniziale in cui la voce fuori campo del morto William Holden dice grossomodo: "Quello che galleggia nella piscina è il mio cadavere e questa è la mia storia".

lunedì 10 dicembre 2007

La fabbrica dei sogni


Quali sono le scene di maggiori impatto visivo della storia del cinema? Si parla proprio di flash cinematografici, immagini, gesti rimasti scolpiti nell'immaginario collettivo. Fotogrammi filmici che hanno fatto la storia forse più della Storia vera, che hanno lasciato un'orma duratura nella fantasia e nei sogni popolari. Si parla di schizzi filmici, sequenze, istantanee della settima arte che hanno modificato, di poco o di molto, il comune sentire della popolazione di questo pianeta.
Di recente mi capita di leggere classifiche stilate da riviste specializzate riguardanti i fatti più disparati, dai gol più belli della storia, alle frasi più riuscite del cinema. Quasi sempre mi sembra che gli autori di queste classifiche commettano svarioni marchiani e, insomma, ci ammanniscano fesserie spacciandole per vaticini di maestri del pensiero. Non credo quindi che farò danni maggiori dei loro. Ah, per la cronaca un paio di mesi fa un grande giornale inglese, forse il Times, pontificò sui gol più belli di sempre. Al primo posto c'era un tiraccio di un tal cialtrone giocatore inglese ignoto pure alla mamma; mentre l'universalmente ammirato gol di Maradona in Messico era, per ovvi motivi politici, relegato in posizioni di rincalzo.
Ecco i criteri di scelta a cui mi sono attenuto nello scegliere i momenti cinematografici a mio avviso più evocativi. I film inerenti alle scene che citerò non sono necessariamente i migliori in assoluto, pur trattandosi di prodotti spesso ottimi e curati. In molti casi i critici cinematografici, specie quelli affetti da snobismo culturale, e cioè la maggioranza, li guardano con sufficienza o sospetto. Inoltre mi sono adeguato, nelle mie riflessioni, alla differenza esistente tra cinema e sogni. Il cinema è quello che si fa in tutto il mondo e talvolta produce capolavori. Il cinema dei sogni, quello che ti fa vivere avventure mirabolanti e amori perfetti o quasi, a mio parere si è fatto perlopiù in una sola parte del mondo, Hollywood. Solo lì noi spettatori abbiamo pensato di combattere da eroi asserragliati a Forte Apache, di sfidare le aliene minacce del Pianeta Proibito, di fare l'amore con Atomiche Rite o con timide Sabrine. Solo lì ci siamo trasformati in pirati all'arrembaggio: beninteso nelle vesti dello Sparviero del Mare Errol Flynn, non già del rammollito Johnny Depp che ci propinano adesso.
Inoltre è noto che non sempre si sogna allo stesso modo. Ci sono periodi della notte, come della Storia, in cui le nostre avventure mentali si sviluppano con maggiore intensità e durata. Anche per il cinema è stato così. Io credo che il maggior impatto sull'immaginario collettivo il cinema, e quindi soprattutto quello hollywooodiano, l'abbia avuto dagli anni Trenta ai Cinquanta, cioè dall'avvento del cinema sonoro al dilagare del colore e degli schermi del cinemascope. E' dimostrato che l'essere umano sogna di più quando è giovane. Allo stesso modo quella grande fabbrica di illusioni e incanti in formato celluloide ha fatto sognare di più quando essa era giovane. Quando si credeva agli eroi del grande schermo. Quando si credeva a tutto e quando si credeva che tutto ciò che si proiettava nelle sale buie potesse succederci davvero.

mercoledì 5 dicembre 2007

Intervista sull'uomo dei sogni


- Sono lieto di intervistarti sul mio blog sull'uomo dei tuoi sogni. Un tema che va forte in questo periodo. Immagino che tu, come ogni ragazzina che si rispetti, abbia avuto un bel tenebroso che ti ha fatto spasimare di un amore bello e impossibile. Già vedo i poster con la sua immagine con cui tappezzavi la tua cameretta da adolescente.
- Certo che ce l'ho avuto, Capitano. Ah, sapessi quanto mi ha fatto sospirare! Ah, che trepidazioni! Voi, piccoli uomini, voi poligami senza passione, non potete capire quali sublimi emozioni si agitino nel cuore tempestoso di una giovane donna.
- Soprassediamo un attimo sulla mia nota natura prosaica e veniamo all'uomo dei tuoi sogni. Dunque parliamo degli anni Ottanta. E allora non ci può essere che una risposta. Il bel tenebroso delle tue fantasie era Sean Connery, il solo e il vero James Bond. In genere i bellimbusti hollywoodiani mi fanno rabbia, soprattutto perché se pappano le meglio fanciulle del pianeta riducendo alla fame noi disgraziati Uomini Qualunque. Ma Sean Connery! Be', quello è davvero un uomo affascinante e non permetterò alla mia meschina indole di
conquistatore fallito di negare l'evidenza.
- Ehm, guarda che c'è un errore. L'uomo dei miei sogni non era esattamente Connery. Cioè era quasi lui. Ma non proprio.
- Ho capito. Forse inclinavi più sull'avventura o magari sulla fantascienza. Senza dubbio non hai resistito alla malia di Harrison Ford in Blade Runner o, meglio ancora, a quella del replicante Rutger Hauer. Anch'io se fossi stato una donna o perfino un gay non avrei resistito al mitico Roy quando proclama "Ho visto cose che voi umani..."
- Acqua. Nessuno dei due mi piaceva. All'epoca ero troppo piccola, di Blade Runner non ci capii una mazza. E a dire il vero pure oggi...
- Mi è tutto chiaro. Ora visualizzo il candido volto della ragazzina che eri. E quella fanciulletta doveva avere un debole per modelli maschili non dico pappamolle, ma più rassicuranti, diciamo soprammobili carucci alla Johnny Depp. Senz'altro ti vedevi nei panni non già di una Pretty Baby, ma perlomeno di una Pretty Woman che tira scemo il Richard Gere che fu.
- Non ci siamo ancora. C'è ancora qualche lieve differenza con il maschio da favola per cui me ne morivo.
- Ci sono, il campo delle tue fantasie non era il cinema, ma la musica. E gli anni Ottanta ne avevano di fustacci! Forse avevi perso la testa per Simon Le Bon dei Duran Duran o per Bruce Springsteen. Ti ricordi come era figo il Boss con le maniche della camicia arrotolate sui bicipiti, nel video di "Dancing in the Dark"? C'ho preso?
- Non proprio, il maschione dei miei sogni non era straniero, ma italiano.

- Brava, basta con tutta questa esterofilia da strapazzo! Nel nostro magnifico Stivale abbiamo fior di guaglioni e giovanottoni. Ti propongo questo trittico d'epoca. Il giovane Eros Ramazzotti al suo esordio a Sanremo, Cabrini il bellissimo giocatore della Juve e Adriano Panatta in chiusura di carriera.
- Ti voglio aiutare. Diciamo che era un cantante un po' speciale. Di un genere particolare
- Basta mi arrendo.
- Eppure era facile. L'uomo dei miei sogni da ragazzina era Pupo. Lo vedevo ogni settimana in edicola su un giornaletto per teenager intitolato, mi pare, "Ragazza in".
- Cooooomeee hai detto, prego???
- Pupo, il cantante che ora fa il conduttore televisivo!
- PUPO, HAI DETTO PUUUUUUUUU....?
- Ammetto che era una fantasia un pochino ardita...
- Puuuuuuupoooohhhhhhhhh?????
- ... ma ricorda che all'epoca avevo solo quattord... cioè tredi... magari persino dodic...

- P-puuuuuuuuuuuuu-poooooooooooooohhhhh... uuuuuuooooooooohhhhhhh???

- Aspetta, non fare così.

- Uuuuuhhhhhhhhpooooooooooooo-uuhhhh... aaaaaaaahhhhhhhhhhh!!!!!!!!

- Cerca di controllarti, ti sentirai male.

- Uuuuuuuuupppppooooooooooppppppppp-ffffffffsssss... uuuuuuooooioooooohhhhhh...

- Capitano! Mio Capitano!

- Ppppuuuuu-aaaahhhh-uuoooiiooohhhhhhhhh...

- Parla, ti prego!!!
- ...
- Non fare quella smorfia come se fossi morto.
- ...
- Mi farai preoccupare.
- ...
- Oddio, non sarà mica stecchito? E ora chi risponde ai commenti?
- ...
- Chiamo a testimoni gli osservatori del blog. Io non ho ucciso nessuno. Si parlava del più e del meno. Non ho nessuna colpa.


Il mio Capitano non risponde,
esangui e immobili le sue labbra,
non sente il mio braccio, non ha battiti, volontà

(Walt Whitman)