mercoledì 19 dicembre 2007

Babbo Natale in libreria


Uno pensa, ho scritto un libro, un vero libro, e sembra pure non troppo malvagio. E' stato un lavoraccio, ma ormai è passata. Ci ho lavorato un sacco a quel romanzo, pensa uno, un tempo inenarrabile a ideare la storia, plasmare i personaggi, arricchire l'ambientazione e a scrivere dialoghi e poi a cancellarli, a spremerti le meningi per trovare un parolone trombone destinato a finire cestinato dopo due secondi, a modificare frasi e concetti e a revisionare, revisionare, revisionare ogni singola parola, a tonificare questo o quel verbo, a sostituire le tue originarie virgolette francesi con l'eleganza delle inglesi per poi scoprire che nelle bozze librarie le sopravvissute solite virgolette francesi ti spernacchiano alla grande. E' stata una faticaccia, ma ormai è andata. Ho trovato il titolo adatto, rimugina sempre quell'uno, e ho perfino prodotto, dopo secoli di astinenza dalla matita, un discreto disegno in bianco e nero da usare all'occorrenza per la copertina del romanzo. E' stata una sfacchinata da isola dei ciclopi, ma è finita, no? Ora tocca gli altri, no? Ormai sei fuori, non è vero? Ti puoi godere il riposo dei giusti osservando come gli altri ti vendono il romanzo partorito con tanto sudore della fronte e di altre parti del corpo. E' così, vero?

Niente di più sbagliato. La vera fatica comincia qui. Ciò che hai fatto finora è niente. Niente, nulla, nisba, zero, vuoto galattico. Perché ora bisogna vendere la tua creatura. Be', ti dici, e qual è il problema? C'è l'editore, persona ottima. Ci sono i suoi meritevoli collaboratori. La macchina editoriale provvederà a immettere il tuo figlio letterario nelle librerie. La gente lo prenderà in mano. Ne leggerà qualche pezzetto. Qualcuno potrebbe essere attratto dalla trama o dai personaggi. E poi non costa nemmeno molto. Non è così difficile immaginare qualche buon samaritano diretto alla cassa della libreria con il tuo romanzo in mano, no?

Sbagliato. Anzi sbagliatissimo. Il primo ostacolo a questo scenario roseo è che il tuo libro arriverà nelle librerie in cui potrà arrivare, non molte. Hai pubblicato con un piccolo editore, che pur essendo serio e correttissimo non ha certo la rete di distribuzione di Mondadori. Il tuo romanzo giungerà dove potrà. Inoltre anche i librai che avrai raggiunto considereranno il tuo romanzo come uno tra mille o meglio tra diecimila. Ci sono delle gerarchie da rispettare nell'esporre i libri. Prima di te vengono i best-seller o gli scrittori con una qualche notorietà, fosse pure quella di una valletta televisiva. Poi ci sono gli autori segnalati da giornalisti o opinionisti letterari, meglio se famosi pure questi ultimi, quindi gli scrittori tuoi parenti o amici o Amici degli Amici, Omini de Panza mica Quaquaraquà. E ci vogliamo per caso scordare di quel bravo guaglione che tu libraio hai cresimato quasi l'altro ieri il quale ha buttato giù pure lui il suo bravo diario cartaceo? Tutto qui? No, c'è pure quel po' po' di figliola che passa ogni sabato nella tua libreria, comprando poco, è vero, ma indirizzandoti qualche monosillabo che ti fa sentire per un istante un casanova. Sì, pure la fatalona ha scritto un libro. Mica vogliamo scordarci proprio di lei quando ci sarà da esporre i titoli?

Alla fin fine il tuo romanzo ha una probabilità prossima allo zero non solo di essere acquistato in libreria da un normale lettore - cioè non da un tuo parente catechizzato a dovere - ma persino di finire nel campo visivo anche periferico di questi. Pertanto, se il tuo libro non si vende in libreria o in luoghi affini, non rimane che una sola possibilità: il libro te lo devi vendere tu.

Ma come? Non si era detto che le fatiche erano finite? Non si era detto che dopo mesi e mesi lavorativi senza compenso, dopo notti insonni a revisionare il già revisionato, dopo millanta imprecazioni e angosce diuturne le tue pene fossero ormai alle spalle? Stupidaggini. Il bello cioè il brutto viene ora. Perché vendere un libro è mille volte più problematico e fastidioso che scriverlo. Anzi, se non in casi rari, la qualità di ciò che hai scritto non ha nessuna influenza sul numero di copie vendute. Venderai o non venderai per ragioni complicate, che quasi mai hanno attinenza con il valore della tua prosa.

La cosa migliore ovviamente sarebbe diventare famoso, partecipare a qualche programma televisivo, un reality show di chiacchiere, possibilmente sciocche, possibilmente litigiose, possibilmente volgari, possibilmente scambiate in mutande. Dato che questa ghiotta possibilità non è concessa a tutti, ti rimane sempre l'estrema ratio. L'ultimo asso da giocare. Ossia puoi pubblicizzarti da solo. E sei pure fortunato perché la stagione è quella propizia. Quindi non rimane che vestirti da Babbo Natale e caracollare per le rutilanti strade della tua città accarezzando la testa di antipatici e scostumati mocciosi, farti immortalare con sorrisi agonizzanti in foto con i suddetti mostriciattoli lagnosi, evitare di farti prendere dagli stessi a morsi, a parolacce, a pistolettate ad acqua, a calci negli stinchi o nei cosiddetti, a ditate negli occhi, sputi in faccia... e infine, dopo essere sopravvissuto alle veementi aggressioni dei piccoli criminali, estrarre le copie del tuo romanzo nascoste sotto la fluente villosità santaclausiana e cercare di rifilarle agli odiosi genitori degli odiosi mocciosi. Il tutto sperando che nessuno noti che la tua fatica letteraria non ha niente, ma niente dell'atmosfera natalizia che cerchi di sfruttare a tuo vantaggio.

Ho già fatto una sortita in un negozio che affitta vestiti di Babbo Natale. Mi hanno proposto un discreto costume a un prezzo ragionevole e credo che non mi lascerò scappare l'occasione. Quindi, cari amici virtuali e non, se nei prossimi giorni incrocerete per le strade di Napoli uno strano Babbo Natale piuttosto accigliato, uno che potrebbe avere l'aria di volersi trovare in un altro emisfero, che pare sull'orlo di un'esplosione d'ira stile Iliade, uno che porta scritto un grosso Vaffa Fuffa sull'esigua porzione di labbra visibile... ebbene non siate troppo severi con lui, perché quello sventurato Babbo Natale potrebbe essere il qui presente Capitano che tenta di sbolognare al prossimo due o tre copie del suo romanzo.

1 commento:

  1. fatica per vendere, ma il titolo è capace di colpire, positivamente. Forza. ciao
    postato da Giovanni il 24/12/2007 02:08

    Il sorriso arriva, sì, ma è terribile pensare alle leggi del mercato. Mi chiedo come abbia fatto Melissa P a sfondare... Anzi, una risposta ce l'ho ma caro... è decisamente meglio che ti vesti da Babbo Natale...

    Anathea
    che se fosse a Napoli o dintorni ti cercherebbe e ti comprerebbe il figlioletto...
    postato da Anathea il 23/12/2007 11:53

    Ho deciso di fare un post con il mio commento precedente, con qualche piccolo ritocco. Importerò nel nuovo post pure il commento di arial che ho trovato molto intonato al mio stato d'animo.
    postato da mio capitano il 21/12/2007 23:43

    Bene a tutto questo Natale: questo Natale bellissimo, con il presepe, che non faccio più e l'albero,idem. Bellissimo questo Natale di speranze, di giovinezze, di novità, e sotto l'atmosfera pungente delle serate e delle mattinate di come quando ero più piccola con i cappucci e le Clark, e i maglioni fatti di lana grossa ai ferri sulle sottane di flanella. Con le guance rosse e un filo d'oro al collo mi offrivo come una mela buona agli sguardi. Ed ero innocente e felice. Anche questo natale sarà così.
    P.S. ho seminato tutta la casa di piccoli presepi etnici, di terracotta, di legno e poi quello andino con i personaggi dentro una zucca essicata: non poteva non mancare.
    postato da arial il 21/12/2007 22:06

    Sono del tuo stesso parere riguardo questo Natale e prima di leggere il tuo post con relativi commenti avevo detto più o meno la stessa cosa a Giovanna della "gabbia". Quanto al tuo libro ti avevo già comunicato di averlo prenotato, quindi, se guardo solo ai commenti di oggi, siamo già a cinque o sei copie. Forza Franz, se non sbaglio a James Yoice il suo primo libro glielo tirarono dietro. Poi ebbe un successo pazzesco scrivendo "l'Ulisse" una delle cose più illegibili e pallose che mi siano mai capitate (a parte la corazzata Potemkin". Purtroppo, vedendo come scrivi, il tuo libro non dovrebbe essere palloso... quindi... forse non avrai il successo di Yoice ma... si sà, i tempi cambiano...
    Ottimo Natale e grande successo a te!
    (la parolina è "glori" che sia un presagio?) :-)))
    postato da sergio il 21/12/2007 17:42

    VOGLIO UN NATALE DI QUEI NATALI FATTI COSI'

    Tanto per cominciare. quest'anno Natale mi piace e ho tutte le intenzioni di passare belle feste, e se a qualcuno il Natale non piace o ne vuole parlare male, se questo qualcuno attacca con la solita solfa che nelle Feste è tutta una rottura di scatole con parenti desaparecidos, noia, atmosfera consumistica degli altri (come se chi si lamenta fosse un essere sovrumano ottenuto con il meglio di Medici senza Fronterie, Gandhi, Madre Teresa e quant'altro, invece di essere un lagnoso seccatore che lastrica il blog e l'inferno con le migliori intenzioni e i peggiori comportamenti), be', se costui vuole fare la geremiade, sono affari suoi. Voglio il presepe quest'anno, l'albero di una volta, il Natale in casa Cupiello almeno per quanto riguarda il primo atto della commedia, Tommasino Nennillo che si mangia i maccheroni scaldati avanzati che sarebbero dovuti spettare a Eduardo, si vende le scarpe dello zio e non dice nemmeno sotto tortura che il presepe del padre è bello, Natale con Totò e signori si nasce, con Jimmy Stewart e René Clair, la Freccia Nera che fischiando si scaglia e la sporca canaglia un saluto ti dà, Natale di Alan Ford in "Santa Claus story" e Bob Rock che cerca di apparire più alto e col naso meno grosso, di Tex Willer e della sigla finale delle trasmissioni Rai con le immagini delle nuvole, Natale con il cartello di La trasmissione sarà ripresa il più presto possibile e scusateci per questa rottura di balle dell'intermezzo televisivo con l'arpa. Natale a giocare a pallone sotto casa tre contro tre o quattro contro quattro, Natale a fare collette per comprare palloni più economici del Super Santos, a rincorrere lo zio, il vicino di casa, il passante simpatico per farti dare l'ultima moneta necessaria per l'agognato acquisto, a fare il turno di portiere ciascuno per due gol perché in questi giorni siamo tutti più buoni, a girare in strada ascoltando gli zampognari, a nascondere la paura che ti prende quando sei obbligato dai compagni a far esplodere certi petardi rumorosi e pericolosi quanto una granata vietnamita, a scrivere lettere alla Befana, per avere la pistola del West o le costruzioni della Lego o meglio ancora di quella sottomarca che costa la metà, a scambiare figurine dei calciatori quando c'era Pizzaballa in porta, a sognare la bicicletta Safari da dividere con almeno due fratelli più grandi, che di certo te la faranno usare solo dopo essere stati entrambi impallinati dalla più terribile influenza abbattutasi sul globo dal tempo della spagnola. Natale del camino, del fuoco, della speranza, del mondo giovane e di questo giovanissimo padrone del mondo, dei sogni grandi quanto l'universo della Marvel.
    Quest'anno Natale mi piace e non me ne vergogno.
    postato da mio capitano il 21/12/2007 16:34

    I consigli di Julien non sono poi male. Anzi.
    Se vieni qui in Sardegna ci pensiamo noi ( io e la donna con l'ombrellino) a organizzare presentazioni del tuo libro nelle varie librerie. :-)
    Auguri Capitano.
    Buone Feste.
    So che sarà un fine anno scoppiettante... ma per gli auguri per l'Anno Nuovo ci si risente.
    Baci e abbracci e Buon Natale!


    postato da celia il 21/12/2007 14:23

    perchè non approfitti di queste vacanze per riposare mente e cuore in quelle bellissime lande che citi?
    Sarebbe un regalo prezioso anche per chi sai.
    Grazie del pensiero e dell'amicizia. Ma non preoccuparti è un buon segno tutto sommato.
    postato da arial il 21/12/2007 13:48

    Capitano..mi prendi in giro?:-))
    postato da cleide il 21/12/2007 10:15

    vieni da Isy a ritirare il tuo regalo vai sino in fondo al post fruga troverai anche il tuo..
    postato da Isy il 21/12/2007 09:13

    Caro Capitano, se non ricordo male, gli stivaletti "Canguro" li avevo ai piedi quando, nell'inverno del lontano '79, feci il mio stage in Francia. Fu un inverno freddissimo in tutta Europa, quale se ne ricordano pochi. Io ero a Palaiseau, in un laboratorio del CNRS francese; il posto è raggiungibile da Parigi con la linea metropolitana della banlieu (è molto vicino ad Orly)e quasi tutte le sere e nei giorni di sabato e domenica andavo a visitare la "Ville lumiére". Le temperature rimasero costantemente intorno ai 7 gradi sotto zero. A Parigi c'era l'effetto "isola di calore" e quindi un paio di gradi in più; ma in sostanza si battevano le gnacchere, come si dice a Roma. Tutto ciò per dirti che per oltre due mesi gli stivaletti rimasero ai miei piedi macinando chilometri su chilometri (ero giovane e camminavo un bel po').
    Naturalmente dopo questa ginnastica le calzature aavevano ed hanno una suola alquanto consumata che tale è rimasta fino ad oggi e, sia pure con un uso sempre più saltuario, la loro situazione irrimediabilmente peggiora (la suola, di para, non è rappezzabile e la tomaia, originariamente marrone, ha ormai il classico "colore di pancia di cane che scappa"). Le nevicate, poi, sono state sì tre ma non in 3, in 20 anni! Comunque state tranquilli tutti: l'elenco l'ho fatto; ma come ben sapete l'inferno è lastricato di buone intenzioni.
    postato da Julien il 21/12/2007 08:53

    una vera faticaccia,e passato il periodo naalizio che farai per il sei gennaio,ti vestirai da befana? E' li che vorrei vederti (sghignazzo!)
    Ciao Mio Capitano,buona giornata!
    postato da elle il 21/12/2007 06:57

    Ciao Cap, vado a dormire dopo una notte insonne. Passo per chè mi pare estremamente interessante invitarti ad un dibattito sul blog di fgem. Casco dal sonno la camomilla ha fatto effetto: ma come potrò svegliarmi alle sei se sono già le sei meno un quarto?
    postato da arial il 21/12/2007 05:44

    Ecco le risposte rimaste in sospeso.
    Julien, il Capitano cercherà di fare buon uso dei tuoi cortesi suggerimenti, cercando di avere panem anche senza nutellum. :-)
    Laura, gli amici sono una gran bella cosa e ti riscaldano la vita.
    ste, voglio proprio vedere come riuscirai ad augurarmi buone feste impiegando meno di due parole.
    iris, sempre lieto di risentirti, un sorriso a te.
    Cleide, aspettavo il tuo commento con impazienza e come al solito non mi hai deluso.
    Celia, il paradiso può attendere, come ben risulta dal tuo post.
    redisaturno, goditi pure il mio romanzo per trent'anni. Sospetto fortemente che la lettura dello stesso possa allungarti la vita meglio di un'antica acqua dei tempi di Carosello di cui ho scordato il nome. :-)
    iltov, comprendo per averlo sperimentato in prima persona il disagio di non sapere se verrai letto o meno.
    Tali, l'anno scorso ho visto alcune Babbe Natale, tra cui una strepitosa in calze nere e tacchi a spillo, ma non ero dell'umore adatto per ammirare le bellezze paesaggistiche. Quest'anno c'è la predisposizione artistica, ma non ci sono i paesaggi. :-)
    Un saluto notturno agli amici del blog.
    postato da mio capitano il 21/12/2007 00:15

    Caro Capitano, se l'editore non ti ha chiesto le spese per la pubblicazione vuol dire che almeno lui ci crede. Esiste un vecchio proverbio latino: "Carmina non dant panem". Certo, si riferisce alla poesia ma la prosa non vive una sorte diversa. Telefona ai giornali che fanno recensioni librarie, fatti passare il responsabile e digli che gli manderai il libro. Dopo fallo e ricontattalo, magari lo inviti ad una presentazione in libreria (con mini-rinfresco) e gli chiedi di fare un commento ai suoi colleghi invitati ed al pubblico di amici. Non sarà come uno spot televisivo ma serve a vendere qualcosa. Naturalmente alla fine farai la dedica autografa a chi compra il libro (con sconticino). Se riesce non serve a molto, però è una cosa simpatica. Buone feste e buona vendita, se il libro arriva anche al mio paesello lo compro.
    postato da Julien il 20/12/2007 16:09

    Avevamo già affrontato questo argomento via mail, quindi so che sotto le risate c'è una realtà abbastanza fastidiosa... un piccolo grande conforto però che puoi avere su queste pagine è quello di avere un sacco di amici - io, per esempio - che hanno già prenotato la loro copia e la leggeranno non appena raggiungerà la loro sperdutissima casa... di sicuro il guaglione o la fatalona che citi non avranno un blog interessante e seguito come il tuo, al massimo qualche myspace tappezzato di glitter e foto stile-playboy... :)

    Un abbraccio forte forte,
    tua
    Lady Laura
    postato da Laura il 20/12/2007 09:37

    interessante...
    postato da ste il 19/12/2007 23:24

    complimenti franz.mandami per mail tutto il necessario per l'acquisto dal mio libraio.
    iris
    postato da iris.,m il 19/12/2007 22:13

    Introduzione e poi qualche risposta.
    L'introduzione dice che il mondo sta morendo. Va tutto a rotoli. Non c'è più religione. Non ci sono valori. Sono morti Dio, il comunismo e Woody Allen. Davvero siamo sull'orlo di una catastrofe planetaria. Non resta che sedersi in riva al fiume e aspettare che passi non il cadavere del tuo peggiore nemico, ma il tuo.
    Cos'è successo? E' caduto un nuovo muro di Berlino? E' precipitato un meteorite tipo quello dei dinosauri, l'Iran sta per lanciare l'atomica, stiamo per piombare in un nuova epoca glaciale, cioè torrida? Niente di tutto questo: è morto lo Zecchino d'Oro. E' morto Mago Zurlì. E' morto Babbo Natale. siamo morti noi, bambini che credevano a It e a Paperinik. I notiziari ci dicono che è stata arrestata la bambina vincitrice dello Zecchino d'Oro del 1969, cioè probabilmente dell'ultimo anno spensierato dell'epoca moderna. Non una bambina qualsiasi, ma quella che cantava "Volevo un gatto nero": con "44 gatti" il massimo best-seller canzonettistico dell'infanzia. Ora è una signora di 42 e gestiva una casa di prostituzione con annesso spaccio di eroina e cocaina. L'ex bambina prodigio della canzone prendeva una percentuale da un gruppo di battone e vendeva eroina e cocaina come se fossero speedy pizze.
    Non so che altro dire. Altro che muro di Berlino. Qui frana tutto. Vado a controllare se il Vesuvio è ancora tranquillo.
    Mi sono dilungato, per le risposte a più tardi.

    Volevo un gatto nero, nero, nero.
    Tu me l'hai dato bianco
    e allor non ci sto più.
    Volevo un gatto nero, nero, nero...
    postato da mio capitano il 19/12/2007 21:17

    Sono stanca, volevo lasciarti un salutino e poi ripassare domani... invece ho letto tutto il post.
    L'idea di Babbo Natale non è male :-) In bocca al lupo davvero Cap... che vada tutto come tu desideri... siamo felici dell'imminente uscita del tuo libro. E teniamo le dita incrociate per te.
    Io di sicuro ma a leggere i commenti qui anche gli tutti altri.
    Baci dall'isola...
    postato da celia il 19/12/2007 20:39

    Per le renne posso pensarci io.... naturalmente anche per la slitta, per il compenso poi ne parliamo!!! Comunque non mi resta che andare in libreria allora!!! E poi ti commenterò il tutto il giorno dopo la pensione (mancano trent'anni) perchè avrei tempo per leggerlo solo a letto e a notte fonda(dato che sesso non si fa più dal giorno dopo del mio matrimonio), ma basterebbero solo due parole e cadrei nel sonno più profondo delle viscere del vesuvio, quindi due parole a notte per trent'anni di notti commenterei il tuo libro dopo la pensione!!!!!!!!!!!!

    :))
    postato da redisaturno il 19/12/2007 16:46

    Io il tuo romanzo l'ho già prenotato... e uno...
    Vita grama quella degli aspiranti scrittori, ho un manoscritto e non so a che santo rivolgermi, l'idea di mandarlo a qualcuno che neanche lo leggerà mi fa incazzare davvero.
    Un saluto.
    postato da Iltov il 19/12/2007 16:17

    ehi... tu non devi arrenderti! so che ce la farai! e che il prossimo anno ti porti un pò di fortuna e di successo!
    poi una mia amica si è travestita di Babbo Natale -meglio, di Mammina Natalizia- e tutti i bambini le tiravano dalla barba... finalmente gliel'hanno strappata e dicevano: "è una truffa! è una ragazza!" :(
    spero non accada a te, caro Capy.
    un sorriso.
    Tali
    postato da Tali il 19/12/2007 16:16

    Severo, Ici paga chi casa possiede (non è il caso del Capitano).
    arial, spero anch'io di stringerti la mano, magari a qualche presentazione letteraria. Hai visto mai?
    karelias, due Babbi Natali sono meglio di uno, che ne diresti di aiutarmi nell'impresa?
    postato da mio capitano il 19/12/2007 14:56

    Immaginavo che la promozione di un libro di un nuovo autore fosse un tale dispendio di energie psichiche e fisiche...ti faccio un in bocca al lupo cap!l'idea del babbo natale è meravigliosa, dovresti pensarci seriamente.. :D

    Guiro Karelias
    postato da Guiro Karelias il 19/12/2007 12:54

    Mi piace questo post, è simpatico e allegro, insomma un preludio di quante e quali fatiche ancora ti aspettano prima che il tuo libro diventi una realtà libraria. Lo leggerò volentieri se mi sarà a portata di mano, visto che sono una divoratrice di libri. Il titolo è bello, chissà spero di incontrarti in una di queste promozioni librarie, e stringere la mano ad un caro amico, (davvero) virtuale. Baci Cap
    postato da arial il 19/12/2007 11:02

    quando ho letto il titolo pensavo mi avessi visto.
    Faccio da una settimana il Babbo Natale di una libreria nella mia città. Come ci si riduce pur di aver i soldi per pagar l'ICI.
    postato da Severo il 19/12/2007 10:50

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