domenica 20 gennaio 2008

La morte virtuale


La prima volta che vidi in faccia la morte virtuale ero giovane, dal punto di vista del blog. Ero immerso in questo nuovo ed eccitante mondo incorporeo provando più o meno l'euforia del cane Buck arrembante per una selva nordica pregna di odori e suggestioni primordiali. Però ogni tanto mi imbattevo nella morte virtuale, che mi stemperava il sorriso. Navigando sull'onda dell'entusiasmo, spesso capitavo su blog abbandonati da mesi o persino da anni. Molti di questi blog erano addirittura ancora inclusi nei Blog Consigliati della vecchia piattaforma di Tiscali, aumentando la desolazione e il profondo disagio che comunicavano. Mi sembrava proprio di trovarmi in un antico cimitero degli elefanti. Arrivavi in un posto pieno di ossa, colossali e mistiche come templi antichi, accatastate alla rinfusa: la morte era passata di lì, proprio dove tu ora pestavi i piedi, e aveva prodotto quel disfacimento al limite della putrefazione sotto i tuoi occhi. Spesso in quei cimiteri lasciati a marcire nelle savane virtuali c'erano messaggi di addio nell'ultimo post. Erano sempre tristi le ultime parole dei moribondi, con sofferenza vado via, trapasso in un mondo migliore senza affanni, ma voi, voi che siete i vivi virtuali che ho amato in questa mia permanenza sul blog, continuate a ricordarmi come io farò con voi nell'aldilà. Spesso in quei mesti congedi si citavano diversi nick con pathos omerico. Quasi tutti i nick enumerati avevano firmato un epitaffio nell'ultimo post del dipartito, ti ricorderò sempre, resterai nel mio cuore o anche fatti sentire, eh, non sparire, passami a salutare, mio sventurato compagno di tante bisbocce da internet.

In quei casi avevo come l'impressione di visionare filmati su pacifiche popolazioni spazzate via da un'inopinata e repentina catastrofe nucleare. Ecco lì le ultime parole dopo la Bomba che ha annientato una civiltà. Tornando indietro con i post del blog estinto, scoprivi un periodo in cui il suo inquilino era stato felice. Se viaggiavi indietro nel tempo per settimane o per mesi, ti rendevi conto che il blogger scomparso un giorno era stato sereno. Scriveva post lunghi e positivi, rideva, non negava faccine e sorrisetti a nessuno; nel suo spazio virtuale abbondavano gli eheheheheh e germogliavano poderosi preYeaaahhhhh. E c'erano commenti a frotte. E' vero che di solito non sembravano riflessioni memorabili, saluti o poco più, buon we, ciauz, che bel blog hai, grazie per il passaggio. Ma erano umane attestazioni che la tua presenza in questo mondo intangibile era nota ai più o, parafrasando Whitman, provavano che tu sei vivo e contribuisci con un post al potente spettacolo della vita. Via via che ci si avvicinava la fine virtuale, i commenti si assottigliavano, tre, due, uno e poi zero. Zero, zero, zerozerozero. Gli ultimi, svogliati post del blog cimitero degli elefanti erano spesso accompagnati dal nulla nell'area dei commenti. Era segno che la bomba atomica era già stata sganciata. L'aria di quella casa virtuale era già impregnata di sostanze radioattive. Presto tutto sarebbe finito.

In ogni modo, anche se questi blog abbandonati mi intristivano, erano appartenuti pur sempre a gente che non conoscevo e con cui non avevo mai scambiato una parola o un'emozione, per quanto formali. Erano morti di qualche remota landa subsahariana o indocinese, non facevano poi tanto male. Molto diverso fu il caso dell'abbandono di una blogger che conoscevo benissimo, che passava ogni giorno da me, ridendo, lasciando lunghi e vivaci commenti, diventando una figura della tua vita con la sua presenza costante. Quando andai sul blog di questa amica trovandolo sparito, ci restai malissimo. Davvero soffrii. Fui subito certo che questa persona aveva abbandonato perché era infelice e mi sentii in colpa per non essermi accorto o non essermi accorto a sufficienza dei suoi problemi. Volevo assolutamente scriverle qualche parola per alleviare la sua pena, che immaginavo terribile. Non avevo la sua mail, ed essendo il suo blog scomparso non c'era alcun modo di contattarla. Riuscii a farmi dare un indirizzo di posta elettronica da una terza persona e le scrissi. Si mostrò contenta delle mie parole, ma, a differenza di ciò che credevo, pareva meno disperata del previsto. Tornò quasi subito sul blog, ma a intermittenza, ora c'era e ora no.

E' difficile spiegare la pena che provai dopo questo primo abbandono di un blogger conoscente. Era come se fosse morto un amico o il tuo dirimpettaio. Insomma ero quasi sul punto di vestirmi a lutto mentre pensavo a qualcosa come: se ne è andata all'improvviso, solo ieri era piena di vita, rideva felice e contenta con me e con altri compagni da web, nessuno avrebbe potuto immaginare questa tragedia.

Da allora mi è capitato un fenomeno di adattamento tipico di molti infermieri e medici di ospedale. Il primo morto che vedi in corsia ti turba e magari ti fa avere gli incubi di notte. Poi via via ti ci abitui o non potresti più lavorare in mezzo ai malati. Anch'io mi sono abituato alla morte virtuale. Ora mi fa molto meno effetto dei primi giorni, anzi riesco persino a riderci sopra. Probabilmente come accade negli ospedali per la morte vera.

4 commenti:

  1. commenti importati da Tiscali21 luglio 2009 alle ore 15:10

    è molto più terribile andare su un blog che frequenti regolarmente ed accorgerti che non viene aggiornato nulla.
    e molto più terribili ricevere poi la notizia da un amico di quel blogger, che è morto, ma non virtualmente ma veramente.

    tanto quanto trovo molto più terribile imbatterti in un blog in cui per esempio (c'è un blog così su tiscali) la figlia dopo la morte della madre ha sfoggato il suo lutto e ha continuato a gestire il blog della sua mamma, per esserle più vicino.

    il virtuale è virtuale. terribile diventa quando diventà reale.
    postato da Lune il 21/01/2008 00:17

    Mentre stavo leggendo le tue parole mi sono ricordata dell' impressione che mi fa entrare in certi blog morti, in uno in particolare, e c' è stato un attimo in cui ti ho seriamente ammirato per come l' hai detto e per quello che hai detto, ed è una fortuna che tu l' abbia scritto perché l' avrei solo pensato velocemente senza rifletterci su.
    Probabilmente alla triste morte virtuale corrisponde una vivace vita a computer spento o lampeggiante...
    postato da Anna (inenarrabile) il 20/01/2008 20:12

    Solo per specificare che in questo post c'è pure una sottile vena di umorismo, anche se i cimiteri degli elefanti mi hanno davvero turbato all'inizio della mia permanenza sul blog.
    A cin dico che è inutile mettersi maschere. Se i malintenzionati vogliono sparlare di noi, che lo facciano, la vita continua lo stesso.
    postato da mio capitano il 20/01/2008 20:07

    concordo Capitano.
    postato da Severo il 20/01/2008 20:04

    Parole che mi hanno commosso.
    A volte si è costretti a chiudere un blog, a causa di problemi veri nella vita vera.
    A volte, come è successo ad una mia amica, si parte con l'entusiasmo di poter condividere emozioni che, altrimenti, rimarrebbero chiuse nel profondo di animi incatenati dalla timidezza.
    Po, arrivano una serie di accadimenti: le persone che prima lasciavano messaggi, scompaiono, e ci si sente di nuovo soli.
    Oppure, si diventa troppo riconoscibili, e qualcuno - nella vita vera - inizia a fare battute pesanti o, peggio, inizia ad accusare di essere diventati troppo visibili, cosa che - di riflesso - metterebbe "alla berlina" chi vive accanto.
    E allora, ci si mette la maschera che si aveva prima e si incatena di nuovo l'anima dentro il ripostiglio, dov'era stata per anni.
    E se qualcuno chiede "come va?" - come avevo fatto io con questa amica - la risposta data sarà necssariamente positiva, perchè la maschera che ci si è rimessi addosso non consente altre risposte.
    E poi, questa mia amica, provò ad aprire un nuovo blog, sperando che il cambio di identità virtuale l'avrebbe resa una "nuova" persona.
    Spero che questa volta le vada meglio. Ha tante cose da dire, dentro di sé. Spero che possa nuovamente aprire la sua anima.
    Io, in questo suo caso, credo che ci sia stata una sorta di "metempsicosi". Una morte, seguita da una nuova vita.

    un amichevole saluto
    postato da Cin il 20/01/2008 19:13

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  2. commenti importati da Tiscali21 luglio 2009 alle ore 15:11

    io ho colto anche una puntina di cinismo nelle ultime due righe, che ti dirò non mi è dispiaciuta
    secondo me sarebbe bene che la piattaforma chiudesse il blog dopo un tot di tempo di non aggiornamento, sono macabri manufatti di un antica civiltà alcune parole che ti ritrovi a leggere e risalgono magari a quattro, cinque anni fa. si respire un aria rarefatta che mette i brividi, quasi

    Gk
    postato da Guiro Karelias il 21/01/2008 11:34

    cleide, magari quella persona sparita stava davvero male e si è comportata in modo criticabile a causa dei suoi problemi. Comunque è vero che spesso nel virtuale equivochi i comportamenti e le personalità dei blogger.
    Sergio, ho visto il blog delle thelme e louise che segnali, ci sono tre post e una massa totale di parole inferiore alle due frasi: la gente a volte è davvero strana.
    Lune, nessun dubbio che la morte vera sia peggio di quella virtuale. Però non mi piacciono per niente questi blog che parlano per anni di un amico, di un figlio, di un amato morto, a meno che non vi sia qualche evento poco chiaro collegato alla morte (è il caso per esempio di quella madre emiliana con il figlio probabilmente ucciso dalla polizia durante una perquisizione). Comunque ognuno scrive ciò che vuole.
    Anna Inenarrabile, in realtà io non credo che di solito chi abbandona un blog lo faccia perché sta meglio, anche se non c'è uno straccio di prova che conforti questa mia intuizione.


    Infine un'altra parola sul disagio che provavo in quei primi, euforici giorni che passavo sul blog e vedevo tutte queste case virtuali abbandonate e all'apparenza piene di tristezza. Mi sembrava come se tu entrassi in un cinema per vedere un film a cui tieni molto, ti sei fatto una bella scarpinata, hai rinunciato a ogni altro impegno... porgi il biglietto alla maschera pregustando già il piacere che proverai nella sala oscura, quando ecco che vedi abbandonare il cinema in massa da gente disgustata. Eh no, non si fa così. Lasciatemi godere in santa pace il film dei miei sogni!
    postato da mio capitano il 21/01/2008 11:30

    Possono essere tanti i motivi per cui una persona abbandona il blog, legati alla vita reale o virtuale.Talvolta futili, talvolta anche tragici.
    Mi è capitato di dispiacermi molto per la chiusura di blog di persone che frequentavo virtualmente.In un caso addirittura mi sono davvero preoccupata, dal momento che la persona in questione aveva avuto, in passato, seri problemi di salute. Salvo poi rendermi conto che la persona sparita nel nulla, e per la quale ero sinceramente in pensiero, in realtà era una che giocava con i blog e le persone.:-)
    postato da cleide il 21/01/2008 10:36

    Quando si ha il cervello agile e la penna facile si riesce sempre a stupire il lettore. Ma come caspita fai? Accidenti, ti invidio (bonariamente s'intende). Sei stato capace di essere divertente, caustico, ironico e saggio nello stesso tempo!
    Il cimitero dei blogger. Eh sì, è capitato anche a me di darci un'occhiata, e quello che mi ha più colpito è stato quello di due cinquantenni d'assalto, supertruccate, che cercavano...compagnia per fare un viaggio. Il post risale al 2005 ed è ancora lì, fermo, congelato e senza alcun seguito. Chi vuol vederlo lo trova a thelmaelouise.blog.tiscali.it. Speranze deluse? avranno poi trovato qualcuno, magari nella vita vera? Quello che mi domando è: come mai uno che se ne va non cancella il suo blog? e chi lo apre per la prima volta, poi perchè si ferma? C'è n'è uno recentissimo, nato il 9 gennaio e con due o tre post anche interessanti matty.blog.tiscali.it che già ha l'aria abbandonata e comincia a puzzare di cadavere.
    Comunque hai perfettamente ragione Capitano, meglio cercare di abituarsi alla morte virtuale e, se possibile, fregarsene. :-)
    postato da sergio il 21/01/2008 01:19

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  3. commenti importati da Tiscali21 luglio 2009 alle ore 15:11

    Vorrei fare una piccola precisazione. In questo post non ci sono intenti ironici o polemici verso chi abbandona il blog. Del resto niente è eterno e prima o poi tutti i blog saranno abbandonati, compreso questo ahimé. Intendevo semplicemente parlare del disagio dei miei primi tempi sul blog, quando pieno di entusiasmo mi trovavo davanti a certe situazioni per me non allegre. Un saluto a tutti gli amici che hanno lasciato il blog. Che possano riprenderlo o vivere bene senza. :-) E ora a vedere il telegiornale sulle ultime dichiarazioni di Mastella. A più tardi.
    postato da mio capitano il 21/01/2008 20:01

    Non ho capito il commento che hai lasciato da me giorni fa... Sicuramente si riferisce ad post che hai scritto nei miei giorni di assenza. Tornerò con calma per leggere tutti quelli che mi sono persa e poi ti risponderò, promesso!!!!
    Intanto ti lascio un abbraccione :)
    postato da Barbara il 21/01/2008 16:58

    In effetti nella maggior parte dei casi forse si lascia perdere il blog per stanchezza interiore, però, credo, che magari si è trovata anche qualche sostituzione alla scrittura, o semplicemente la si vuole trovare, ma altrove. Poi, non so, comunque, la tua teoria forse si avvicina di più alla realtà. Ciao :)
    postato da Anna (inenarrabile) il 21/01/2008 14:24

    Laura, "come si cambia / per non morire /come si cambia / per ricominciare" Fiorella Mannoia citata a memoria.
    Guiro, in fatto di cinismo mi sono reso conto che, che pure se mi impegnassi con tutte le mie forze, sarei sempre e soltanto un pargoletto ingenuo rispetto a certi magnifici esemplari della nostra società. Un mio amico si era sottoposto a un'operazione ospedaliera in anestesia locale. Mentre i medici lo tagliuzzavano con il bisturi, facevano battute e sghignazzate su un paziente ora moribondo a causa della loro incompetenza. Il paziente moribondo era un vecchio che si rifiutava di farsi operare per un problema respiratorio spiacevole, ma non mortale. I medici lo avevano messo in croce per fargli firmare il consenso all'operazione che il vecchio in nessun modo voleva concedere. Dopo ore estenuanti di pressioni psicologiche il vecchio aveva ceduto e firmato. Ora stava morendo in qualche sala di rianimazione. I medici e gli infermieri ridevano di quella situazione (mentre operavano questa terza persona il cui stato d'animo si può immaginare). Il commento più umano fatto dai medici in quell'occaisone fu: noi comunque siamo posto, il vecchio ha firmato.
    Io cinico? Sono davvero troppo limitato, non riuscirei mai a giungere a certe vette.
    postato da mio capitano il 21/01/2008 13:30

    Io ci sono passata. So cosa vuol dire avere un "blog cimitero". E' una cosa che non consiglio a nessuno; il pc comincia a puzzare in un modo tremendo..
    Scherzi a parte, so davvero cosa vuol dire. Mi è capitato due volte di passare da blog non più aggiornati a causa della morte effettiva, non più virtuale, del blogger. Non sai che tristezza.
    Poi, beh, ci sono stata io, ma lì è stato più un problema di cambiamento di prospettive. Il mio vecchio blog era un blog letterario, ci buttavo giù i miei racconti, pagine di vita quotidiana. Ma in pochi mesi il mio mondo è stato trasformato. Io stessa sono cambiata profondamente. Nessun avvenimento esteriore, a parte la maturità, ma una tempesta dentro. Come si può fare la cronistoria di una tempesta? Per quanto ci provi, caro Capitano, è impossibile. I dubbi e le scoperte riguardo te stesso sono a volte troppo privati e profondi per essere sviscerati con facilità.
    Beh, questo è uno dei motivi per cui si chiude un blog. Lo si guarda come una creatura ibrida in cui non riesci più a riconoscerti. A volte, provi a trovarti una nuova casa (come sto cercando di fare io, adesso), altre volte, il nulla.

    un abbraccio forte forte,
    Lauretta
    postato da Laura il 21/01/2008 11:55

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