Tutti ricorderanno la celebre frase di Socrate “So di non sapere”. E tutti vi si saranno rifugiati qualche volta. E’ una frase bella, rassicurante e chissà perché ti fa sentire allo stesso tempo intelligente e modesto quando la pronunci. Pure io l’ho ripetuta parecchie volte, come tutti, sentendomi gratificato dalla consapevolezza della mia ignoranza, come tutti. Era convinto che quella dichiarazione sarebbe stato uno dei punti fermi della mia vita, ma mi sbagliavo.
Una volta mi è successo un fatto strano. Ero in quel particolare stato mentale che segue il sonno e precede il risveglio vero e proprio, quello stato in cui siamo ricettivi a strane suggestioni della psiche. Delle volte in quei momenti ci sentiamo come in preda a una sostanza stupefacente che sembra dilatare la nostra percezione del mondo. Ci sembra di capire di più, di vedere più lontano. In uno di questi miei risvegli non ancora risvegli si fece strada nella mia mente la seguente riflessione “So di sapere tutto”. Era proprio così, mi pareva di conoscere ogni cosa che valesse la pena di conoscere. Sapevo che cos’era il mondo, quali leggi lo reggevano, com’era strutturato l’universo a grandi linee. Sapevo tutto, così mi pareva in quel singolare dormiveglia, del comportamento umano. Perché le persone fanno certe cose e non altre, perché si innamorano o si odiano, perché si sacrificano, scrivono o dipingono. Sapevo cosa vogliono tutti, cosa pensano e cosa fanno, e non mi pareva neppure una cosa complicata da capire. Sapevo cos’era la storia, perché c’erano le guerre e i cambiamenti sociali. Cosa so? mi domandai per un attimo visionario. E se sapessi tutto? mi risposi sempre in quell’attimo visionario. Se sapessi tutto ciò che vale la pena di sapere?