domenica 30 gennaio 2011

Napulammore

Strade che vanno da Spaccanapoli a san Gregorio Armeno, a Port’Alba. Bancarellari ritardati mentali a Mezzocannone innamorati di bellissime signore partenopee che nemmeno sanno che esistono. La Napoli antica, ma pure quella moderna rappresentata dai social network, dall’incomunicabilità metropolitana, dalle nevrosi che aleggiano nei vicoli moderni. E l’amore, ovviamente. L’amore incredibilmente ingenuo e forse puerile come quello che può sviluppare un disabile vittima dell’ottusa guapparia nostrana che fatica a morire. Oppure la mancanza d’amore che può colpirti in uno di questi vecchi palazzoni spagnoleschi dalle parti della Cappella San Severo, quelli nei cui appartamenti a volte ci trovi ancora cappelle votive o qualcosa di simile (anzi a volte è tutto l’appartamento che è una specie di tempio-museo borbonico). Di cosa parlo? Ma del mio nuovo romanzo Napulammore.

giovedì 20 gennaio 2011

Donne e galera

- Guarda che bellissima ragazza sta passando! Che linea, che forme. E hai visto che paio di splendide e sensuali…
- Ho visto dove stai guardando. Attento che se attui con quella ragazza ciò che ti si legge negli occhi ti becchi cinque anni di galera per direttissima. O sette se ti viene riconosciuta la premeditazione o non superi la prova del palloncino.
- Ti giuro che non guardavo lì, io guardavo un po’ più su, dove quella ragazza ha quei due magnifici…
- Sì, capisco, per quello sono solo sei anni senza condizionale o, a scelta, tre anni di lavori forzati nell’isola del Diavolo nella Guyana francese. Niente paura, sono perfettamente convinto che si possa evadere da quella colonia penale, anche se finora ci è riuscito solo Papillon.

sabato 15 gennaio 2011

La vita in diretta

“Pronto, amore!!!! Teso’… Amo’, mi senti????”
Mi riscuoto dalla mia apatia e mi sistemo meglio sul sedile dell’autobus. Chi diavolo parla con quel vocione da piazza? Dato che nell’autobus vuoto siamo solo io e la guidatrice, c’è poco da riflettere.
“Amore mio, come stai?” tuona una voce appassionata dal sedile di guida a un volume in cui i decibel si sprecano. “No, amore. Sì, teso’, vengo subito da te”.
Aspetto per vedere se la guidatrice appassionata manda qualche sbaciucchiamento al suo innamorato dall’altro capo del cellulare e noto vagamente che ha affrontato una curva impegnativa girando l’enorme volante del bus con una sola mano. Vorrei quasi segnalarle che magari sarebbe più opportuno comunicare con il suo spasimante quando la strada si fa diritta (sono un pragmatico e considero alquanto possibile che la signora al volante abbia già sentito dire che parlare a cellulare guidando è lievemente proibito, specie per un conduttore di mezzi pubblici, specie in tratti pericolosi di strada). Però me ne sto zitto, temo che tra le smancerie telefoniche, i sospiri d’amore, le curve di oltre novanta gradi affrontate manovrando con la sola mano sinistra e le discussioni con passeggeri preoccupati possa succedere una catastrofe.

sabato 8 gennaio 2011

A me queste tre – Il cinema classico

Più di quattro anni fa avevo cominciato a scrivere una serie di post intitolati “A me queste tre” sulle mie attrici preferite delle varie epoche cinematografiche. Ne scrissi due, quelli dell’epoca moderna e intermedia, ma mi mancavano le Ammequestetré dei primordi del cinema. Pensavo che non avrei mai scritto l’articolo mancante, ma come mi capita non di rado mi sbagliavo. Le tre attrici di cui ho parlato e di cui parlerò non si distinguono necessariamente per la loro bravura nel recitare, anche se sono brave pure in quel campo, ma per il fatto di avermi fatto fantasticare per un periodo breve o lungo della mia vita. Mi hanno per così dire stregato in almeno un loro film e in almeno un loro film ho sognato di stringerle tra le braccia o di guadagnarmi il loro favore

lunedì 3 gennaio 2011

L’uomo che guida (parabola)

L’uomo che guidava un giorno andò da un vecchio saggio. Maestro, disse, ho sbagliato tutto finora. Guido la mia auto piano, faccio percorsi sempre prevedibili, vorrei vedere nuovi posti, vivere nuovi emozioni. Ho capito che finora ho guidato sempre male, Maestro. Ma d’ora in poi userò il volante in maniera diversa e audace, anzi cambierò persino la mia auto, me ne prenderò una più grande e potente. Non voglio morire guidando la stessa macchina sempre allo stesso modo e per le stesse strade.
Figliolo, disse il vecchio saggio, sei proprio sicuro di aver guidato male finora?