martedì 27 novembre 2012

Il quindicenne suicida era condannato a morte?

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La vicenda è nota. Andrea, uno studente quindicenne romano si è tolto la vita impiccandosi con una sciarpa. Era un tipo originale, colto e soprattutto sensibile. Si vestiva in modo vistoso, a volte si travestiva. Hanno detto che era gay, ma la madre, una donna intelligente e moderna vista ieri nei telegiornali, ha detto che il figlio le aveva confidato di essere innamorato di una ragazza.

Perché Andrea è morto? Lo ha spiegato in modo accorato ieri la madre nella sua lettera denuncia. Andrea veniva accusato dai compagni di essere gay, di vestirsi e comportarsi in modo strano, di essere fuori dal coro. Sei strano, ti smalti le unghie, ti vesti di rosa, non pensi come noi, non ti comporti come noi, non fai le cazzate che facciamo noi: sei fuori dal gruppo, forse sei pericoloso, e soprattutto sei solo e indifeso e noi siamo in tanti: praticamente sei già morto, devi soltanto capirlo.

Cosa hanno fatto i compagni adolescenti per far uccidere Andrea? Niente di particolare. Bazzecole. Le solite bazzecole che i ragazzi fanno per far suicidare un compagno. Sono ragazzi, si sa, gli piace scherzare. Avranno detto ad Andrea che era frocio o culattone o chissà che altro, avranno riso o sghignazzato quando lo vedevano o li salutava, si saranno tenuti alla larga da lui come se avesse la peste anche se esteriormente gli parlavano e lo frequentavano. E prima di tutto lo avranno considerato una non persona, uno di cui ridere, uno senza dignità, un pagliaccio, mica un ragazzo come loro, un piccolo punto nero da sbeffeggiare e umiliare quando così ci va. Gli avevano aperto un falso profilo su Facebook pubblicando una foto di Andrea vestito da donna a Carnevale. Naturalmente il profilo virtuale falso si è rivelato più efficace e crudele di qualsiasi gogna. Offese, insulti, cattiverie, spesso coperte dall’anonimato. E Andrea si è ucciso. Una volta se venivi preso di mira dal branco del tuo paesino o quartiere, potevi sperare di trasferirti in un’altra città dove non ti conoscevano. Ora con i moderni social network ti conoscono dovunque, dove puoi ricominciare?

Ieri vedevo questa valorosa, moderna e intelligente madre che chiedeva giustizia per il figlio nei telegiornali. Chi ha sbagliato paghi, diceva. Vedevo questa donna ancora innamorata del figlio e mi chiedevo: Andrea ha mai avuto una possibilità di vivere? Non era già condannato a morte a causa della sua diversità e soprattutto della sua sensibilità? Quando sei fatto così, come fai a sfuggire a una banda di fascisti adolescenti (cioè a ogni medio gruppo di adolescenti) che ti vede come fumo negli occhi?

Chissà perché mentre parlava questa bella e addolorata madre pensavo ai film carcerari americani. Alcatraz. Sing sing. San Quintino. In carceri così puoi sopravvivere in un solo modo. Ti arruoli in un gruppo di criminali. Accetti le regole dei tuoi compagni delinquenti, ne condividi i fini, fai e pensi quello che pensano e fanno loro. A volte ci sarà da picchiare qualcuno. A volte ci sarà da tormentarlo. Ma se sei dentro, il gruppo ti difenderà. Se sei solo a San Quintino sei spacciato. E anche se sei solo a scuola sei spacciato. Andrea era solo.

7 commenti:

  1. Che dire? Io ho visto l'intervista stamattina!Fissavo il viso di questa mamma con le due fossette sulle guance e mi chiedevo quando riuscirà a sorridere di nuovo....quando riuscirà a dare un senso a questa morte( MAI)! La voce che si incrina, le labbra che tremano mentre concludendo dolorosamente dice:..."non volevo andare in chiesa per il funerale di mio figlio...in chiesa, dovevo aspettare una nuora".Non si è suicidato, lo hanno ucciso, questa è la verità...e lo ha ucciso l'idiozia di tanti, troppi! Siamo ancora a parlare di diversità come se davvero esistesse una normalità. Assurdo!

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  2. La mamma ha colpito anche me, Giovanna. Era forte e sembrava moderna e tollerante. E penso che abbia insegnato anche al figlio i valori della tolleranza. Però mentre la ascoltavo pensavo che il figlio era spacciato e nessuno poteva farci niente. Come a Sing Sing. Certo avrebbe potuto anche sopravvivere all'inferno dell'adolescenza, con un po' di fortuna, ma le ferite di quest'età se le sarebbe portate dietro tutta la vita.
    Mi ha colpito anche il fatto di sapere che la madre addolorata, come in una tragedia greca, a volte indossa il pigiama del figlio morto per sentirlo vicino. Roba da spezzarti il cuore.

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  3. Una volta, specialmente a scuola, esisteva l'amicizia. Ci si legava con uno o due compagni, talvolta qualcuno in più, ma mai oltre un certo limite. Ci si frequentava, si parlava, si rideva insieme. Si riscontravano affinità e diversità. A volte si litigava e, poco dopo, si tornava più amici di prima. Era un'amicizia che non conosceva limiti di spazio o di tempo. Sono passati molti, moltissimi anni, le vicende della vita ci hanno portato in luoghi e attività diverse ma l'amicizia rimane. Ci si sente telefonicamente, a volte ci si incontra e... si ritorna ragazzi, quasi come allora. Si ride, si scherza, ci si abbraccia con immutato affetto. Oggi, quel tipo di amicizia è quasi scomparso. Oggi, esiste "il branco" un'accozzaglia di persone, spesso dalle caratteristiche nazistoidi, che a tarda sera si riuniscono negli stessi posti. Berciano, gridano, amoreggiano, litigano, si passano "l'erba" se non peggio. A volte compaiono i coltelli, altre volte sono liti furibonde tra di loro o contro altri branchi. Chi non ne fa parte è un escluso, un reietto. E, se è una persona sensibile o "diversa", è praticamente un condannato a morte. Forse i "branchi" di giovanissimi che quasi tutte le notti si radunano preso l'"Escobar", un localetto, nei pressi di casa mia, il cui nome è già tutto un programma, sono solo una piccola parte, non rappresentativa, della maggioranza dei ragazzi. Forse. Me lo auguro, ma non ci credo molto.

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  4. Certo che un bar denominato "Escobar" non l'avevo mai sentito, Sergio. Posso immaginare che razza di persone lo frequentino, aspiranti francescani. Credo che nessuno possa farti male come un adolescente quando sei adolescente. Non so se gli adolescenti sono crudeli o semplicemente non si rendono conto del male incredibile che possono fare. Un mafioso, un criminale possono picchiarti o ammazzarti, un ragazzino può farti molto di peggio.

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  5. E' sparito il primo indignato commento di Cleide?
    Si Sergio, è in parte vero quello che dici! Anche io ho coltivato amicizie che sopravvivono ancora oggi( una), ma esisteva anche ai miei tempi ( un po' più recenti dei tuoi)l'emarginazione. Spesso si faceva gruppo per tagliare fuori qualcuno, ma erano cose fatte più per ingenuità che per cattiveria. Non c'era la violenza di oggi, il bullismo, la prevaricazione. Ci pensavano i nostri genitori a picchiarci se il ns comportamento non era consono al luogo. Ricordo ancora due schiaffi di mamma alle medie, dati ad un colloquio col mio prof di italiano che incidentalmente era anche mio padrino!C'era il senso di vergogna che provava un genitore scoperto a non aver dato una buona educazione, ora questa vergogna non esiste più...anzi! Dice bene Francesco, gli adolescenti son crudeli e possono lasciare tracce profonde. Ricordo un episodio che mi vide protagonista quando inizia a frequentare la prima ragioneria.Nel pulman rientrando a casa, un ragazzo delle classi superiori iniziò a prendermi in giro perchè avevo i baffi :-)Avevo 13 anni e la vergogna mi sommerse mentre nel pulman tutti ridevano. Lo stesso ragazzo anni dopo faceva il cascamorto con me...ma io non ho mai dimenticato quella lunghissima mezz'ora!

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  6. Giovanna, il commento ho chiesto io che venisse cancellato perchè era troppo forte e deviava il discorso rispetto al post.

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  7. CASSANDRO

    Unus nullus. Okkei.

    Chi è solo può essere, come tu dici, capitano, spacciato, sia a San Quintino, sia a scuola, e sia più in generale nella vita.

    Però fare parte del gruppo se da un lato aiuterebbe dall’altro espone ad altri rischi. E poi anche nel gruppo esistono i sottogruppi, e si torna di nuovo a 14!

    Ozpetek fa dire alla nonna in Mine vaganti: “Se uno fa sempre quello che gli chiedono gli altri non vale la pena di vivere”

    Il ragazzo di cui tu tratti in termini commossi ha forse preso purtroppo alla lettera tale frase.

    Esiste tuttavia un’altro personaggio rispetto al “Sono come tu mi vuoi” -- volto a grandi ideali, che non può sempre attuare per avverse situazioni contingenti o per mancanza di fiducia negli altri -- ed è quello che solitamente riceve un appellativo non molto lusinghiero, che io però leggo in chiave positiva specie quando l’attore opera in tale modo per esigenze difensive, il quale spesso, a suo rischio e pericolo, raggiunge buoni risultati e in ogni caso mai molto appariscenti: ciò ha pure la pregevole risultante di fare “incazzare” quelli che amano formare branco.

    CANE SCIOLTO

    Il mondo d'oggi è un po' cavolto!
    Invero, e sì, al cuore dando ascolto
    ho lottato per lui ma non ho tolto
    dal buco ragni assai . . . Che vada assolto!

    Il mondo, ah, se pensavo di cambiare!
    Ma quante, quante, quante ne ho prese,
    con l’improperio di: "Vai a ca . . . ntare
    . . . ma non di certo qui . . . a quel paese!"

    E io armato di sacro furore,
    di grandi idee e di proponimenti,
    ahimè, l'ho preso lì a tutte l'ore,
    diciamo, senza tanti complimenti.

    Ma poi seguendo il vecchio insegnamento
    che in questo caso impone di star fermi,
    per il noto motivo . . . stavo attento,

    pronto però a scattar se dagli schermi
    via andavano i più, e lento lento
    facevo gli altri ad uno ad uno vermi.


    Verso i potenti mai mi sono volto,
    ho preferito fare il cane sciolto

    essendo stato il gruppo mio avvolto
    dai "no" . . . Ucciso . . . Morto e sepolto.


    Però un successo immenso, smisurato,
    sul campo io mi sono conquistato,

    chè se il mondo io non ho aggiustato
    nemmeno lui me ha cambiato.


    . . . E in più qualche semino ho seminato.

    (Cassandro)


    PS. Il commento “scomparso” di Cleide, che ho avuto la fortuna di leggere fugacemente, aveva destato in me notevole interesse per la realistica considerazione.


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