sabato 4 maggio 2013

L’assassino senza nome

Arrestato un senegalese per l’assassinio di una ragazza livornese, Ilaria Leone di 19 anni, strangolata a mani nude e lasciata cadavere in un oliveto di Castagneto Carducci. Alcune riflessioni.

Uno: guai ai vinti, la vittima aveva una vaga rassomiglianza con Elisa Claps, cioè aveva la faccia di una brava ragazza acqua e sapone, una che non sa difendersi nemmeno a scuola. Di sicuro non ha provocato in nessun modo il suo assassino, forse gli ha solo fatto nascere la pericolosissima idea che ucciderla sarebbe stato facile. Se Ilaria avesse avuto una faccia da figlia di buona donna sarebbe ancora viva e illesa anche se avesse ballato nuda davanti al suo aggressore in un luogo isolato.

Due: guai ai vinti, il senegalese era disoccupato, in procinto di essere espulso e povero, probabilmente si sentiva straniero in terra straniera. Se fosse stato occupato, agiato e si fosse sentito a suo agio come nella terra dei suoi avi, di certo avrebbe trovato occupazioni più confacenti che strangolare ragazze a mani nude.

Tre, guai ai vinti, se fai parte dei perdenti non hai diritto nemmeno a un nome, come accadeva nei campi di concentramento. Ho letto un lungo articolo di giornale in cui non veniva citato il nome dell’assassino, indicato semplicemente come “il senegalese”, pur essendo citati i nomi del sindaco del luogo dell’omicidio, del magistrato indagante di altri personaggi secondari. Dopo altri articoli, ho visto che l’assassino si chiama Ablaye Ndoye, 34 anni.

Quattro, guai ai vinti, mi ha fatto impressione una reazione di Ablaye, che attestava la sua sconfitta finale contro la vita. Mentre veniva portato via ammanettato, ha sputato rabbioso contro i giornalisti impegnati nella solita sceneggiata alla Dagli Addosso al Mostro. Uno sputo grosso e perfettamente visibile sullo schermo. Mi è parso che lo sputo fosse indirizzato più che ai giornalisti che uccidevano l’uomo morto, alla vita che aveva distribuito ad Ablaye, e anche a Ilaria, carte così scadenti.

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