venerdì 28 marzo 2014

Il Cigno Nero becca l’arroganza umana

image Sto leggendo un autore molto trascinante, ho detto proprio trascinante, Nassim Nicholas Taleb, che scrive di filosofia facendoti appassionare, come si dice, come se leggessi un romanzo (anzi di più, poiché i romanzi sono spesso noiosi). Taleb si interessa principalmente della casualità e afferma che non si possono prevedere sistemi complessi come l’economia (estende poi il suo discorso anche ad altri campi della vita). In realtà afferma che ciò che è imprevedibile è il cosiddetto Cigno Nero, titolo di un suo bestseller inserito dal Sunday Times tra i libri che hanno cambiato il mondo, un evento improvviso che scompagina le carte della società come un terremoto, uno tsunami che travolge le previsioni di premi Nobel, i trucchi matematico-finanziari e le pianificazioni di banche arroganti ed economisti spacciati per geni. I Cigni Neri si allargano dall’economia e dalla finanza (Taleb è o è stato un trader, cioè uno che vende e compra azioni) a vari campi dell’esistenza e ti inducono a considerare la vita, dopo averlo letto, da un’angolazione diversa.

Taleb fa complicate riflessioni su economia, filosofia e società utilizzando spesso computer e simulazioni della realtà ottenute con software specifici (ma sempre in un linguaggio semplice e accattivante: sostiene infatti che chi diffonde un’idea deve farsi capire in modo da farsi, eventualmente, anche criticare). In realtà però vorrei soffermarmi, più che sul suo pensiero, sull’aspetto romanzesco della sua prosa, che è quello che ti spinge a leggere, a partecipare alle sue emozioni e, a volte, a tifare per lui e per il suo mondo dimesso e serio contrapposto alla Babilonia in giacca e cravatta (per qualche motivo Taleb odia a morte le cravatte) di guru scientifici e banchieri ignoranti e pieni di sé. È un grande soprattutto quando fa a pezzi analisti tronfi, spesso anche premi Nobel, che a suo dire fanno previsioni economiche non più affidabili di quelle di un tassista. Ti fa gongolare quando mette alla berlina futurologi che vendono aria fritta agli ingenui facendola pagare diversi milioni di dollari. E vorresti abbracciarlo come un fratello quando si presenta in abiti ordinari, come un vicino di casa simpatico che prende un caffé da te senza pavoneggiarsi, anche se è un erudito che ha letto un numero impressionante di libri. Ti fa godere anche di più, per motivi che tu stesso non sapresti precisare, quando spara a zero su giornali e giornalisti (ha una spiccata vena polemica nonostante la sua modestia nel presentarsi e proporsi), giurando che la lettura dei giornali è inutile e anzi gravemente lesiva per chi vuole conoscere il mondo o capire i fatti. Si trasforma quasi in un cavaliere senza macchia e paura quando prende di mira la fortuna di quelli che si credono capaci, ma che a suo modo di vedere sono semplicemente, per lo più, baciati dal caso come se avessero giocato alla roulette russa e fossero sopravvissuti.

Che altro fa, Taleb? Detesta la televisione, da cui si astiene, come dai giornali, da almeno un quarto di secolo; ride degli storiografi,cioè di quelli che spiegano gli avvenimenti comodamente a posteriori, un po’ come chi prevede il risultato di una partita dopo che è finita; ama i classici di ogni tempo e idolatra il romanzo Il deserto dei tartari di Dino Buzzati, che lo ha fulminato nella sua adolescenza in Libano (leggeva avidamente in una cantina, così racconta, mentre a Beirut scoppiavano le bombe della guerra civile). Di seguito pubblico la quarta di copertina del suo saggio Giocati dal caso. Non so se esprima del tutto fedelmente le posizioni di Taleb, che sono un pizzico più articolate di così, ma è stato l’elemento che mi ha spinto a conoscere quest’autore (il grassetto è mio).

“È vero che sono i più capaci ad avere successo nella vita? Questo libro parla della fortuna. O meglio, del ruolo che gioca il caso nella nostra vita in generale, nei nostri affari in particolare. Ma parla anche di quella fortuna che, non essendo percepita come tale, viene scambiata per abilità: una confusione presente in molteplici campi, dalla scienza alla politica, dall'arte alla finanza. Quante volte abbiamo visto un idiota baciato dalla fortuna trovarsi nel posto giusto al momento giusto, dimostrazione vivente della «sopravvivenza del meno adatto»? Individui del genere attraggono seguaci devoti che credono ciecamente in quello che loro spacciano per metodo. Giocati dal caso affronta in modo affascinante e divertito alcune conseguenze che possono derivare da questo equivoco, mentre fa cadere come birilli i nostri pregiudizi sull'idea di successo e sconfitta.”

1 commento:

  1. la cosa in piu' del "cigno nero", e' che ha la sorpresa nella sorpresa, infatti quando apre le ali, mostra di averne buona parte bianche... e infatti questo e' tutt'ora ignoto a molti.

    in tema, ho saputo da poco che "cigno", in giapponese, si traduce come "uccello bianco", e che quindi per i giapponesi e' buffo tradurre il nostro "cigno nero", poiche' diventa qualcosa come "uccello bianco (nero)"... per quanto in effetti sia una definizione molto vicina alla realta'.. : )

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