giovedì 3 luglio 2014

Presunto assassino

Seguo il telegiornale mentre preparo il pranzo. Il caso Yara, si parla di continuo di Massimo Giuseppe Bossetti, il muratore di Mapello indagato per le tracce di Dna rivenute sul corpo della ragazzina, il quale viene definito senza mezzi termini “il presunto assassino”. Mi dico che il giornalista autore del servizio deve essersi distratto nella fretta, o forse ho capito io male. Da quello che so, esiste solo la presunzione di innocenza, non quella di colpevolezza. Cioè nell’indagine su ogni delitto si ritiene l’indagato innocente finché non sia stata provata, possibilmente in tribunale, la sua colpevolezza, al di là di ogni ragionevole dubbio, come ripeteva pure la buonanima di Perry Mason. Sulla questione, mi dicono i miei vaghi ricordi di telespettatore pantofolaio, esiste perfino un film con Harrison Ford intitolato Presunto innocente, non certo Presunto colpevole. Anche i peggiori criminali di cui si abbia notizia, ossia i politici, ogni volta che vengono indagati per le loro ruberie e malefatte, non fanno che ripetere la formula magica “presunzione di innocenza”. L’ha appena ripetuta in televisione l’ex presidente francese Sarkozy per una questione di intimidazioni e forse corruzione ai danni dei magistrati d’Oltralpe.

Eppure no, non mi sono sbagliato. Bossetti, viene proprio definito “il presunto assassino di Yara” e più di una volta. Faccio zapping e becco altri notiziari. Pare che in televisione si siano passati la voce. È tutto un ripetere sul “presunto assassino”, alternato al “presunto omicida” e più raramente al “probabile mostro”. Quasi nessuno giornalista più chiama Bossetti per nome. Se Bossetti parla, si riferisce “il presunto assassino di Yara ha detto…”, se Bossetti chiede della moglie, si dice “il presunto assassino in carcere ha manifestato il desiderio…”

In effetti fin dal primo momento c’è stato un linciaggio mediatico sull’indagato. Il primo a sbattere il mostro in prima pagina è stato il ministro degli Interni Alfano, evidentemente in cerca di visibilità televisiva con cui pareggiare l’inesistente visibilità elettorale del suo partitino. Anzi la posizione del muratore di Mapello è lievemente migliorata dai primi lanci (stavo per dire linciaggi) di agenzia. Si è passati dal “trovato finalmente l’assassino di Yara” a “il presunto omicida si è avvalso della facoltà di non rispondere”.

Giacché solo pochissimi privilegiati in questo paese sanno padroneggiare argomenti come le prove di Dna e le procedure corrette per acquisire, analizzare e conservare adeguatamente in laboratorio tracce di reperti organici, finora le maggiori prove a carico di Bossetti sembrano essere le fotografie con la sua perfetta tintarella da centro abbronzante. Quando i giornalisti televisivi si sono stancati di ripetere la parola “assassino” accompagnata o no dal noioso aggettivo “presunto”, ecco che presentano la prova delle prove. Le fotografie di Bossetti abbronzato come un bagnino di Baywatch de noartri o come un commesso da centro abbronzante. Guardate queste foto, sembrano dire i giornalisti ai telespettatori, e diteci chi, se non uno che ha intenzione di rapire a ammazzare una ragazzina potrebbe farsi delle lampade così caciarone.

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